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Era il 1995 quando incrociai “Sarajevo” su una compilation della Apollyon e fu amore al primo ascolto: da lì all’acquisto di “Ombra e luce”, quello che rimane a ventidue anni dalla pubblicazione il miglior album gothic-rock italiano, fu una naturale conseguenza. Il buon secondo cd “Natura” del 1997 perde un po’ di avvenenza se confrontato con il debutto-capolavoro mentre del terzo album “Plastic Terror” si è dibattuto molto a metà della scorsa decade tra “puristi” e “progressisti”. Dopo alcuni -molti, troppi- anni di silenzio gli ARTICA sono tornati “attivamente attivi” da circa un lustro ed, superate parzialmente alcune divergenze -l’uscita ed il rientro di Massimiliano Bonavita, il cambio di Michele Mariella con l’ex Diniego Federico Marigliano-, il gruppo originario è finalmente ancora tra noi. Il rilascio nel solo “mondo virtuale” -nota di demerito- della raccolta “The Tapes” dello scorso anno ha risvegliato in tutti i fans il mai sopito “amor d’artica” (versione pianistica di “Oscurità” docet) facendo crescere esponenzialmente le attese per il nuovo lavoro di inediti “Panacea”( Ein Records). La tittle track è un buon esempio di quello che troveremo nel cd: architetture musicali wave-dark-rock  che guardano alla tradizione del gruppo romano (fortunatamente) depurate da certe divagazioni hard presenti in “Plastic Terror”. Quello che è rimasto dall’ultimo album è l’idioma anglofono che da buon reazionario quale sono (“Roma Brucia” è decisamente il mio brano preferito di “Plastic Terror”) mi lascia un po’ circospetto. Tirando le somme, con “Panacea” gli Artica confezionano un ottimo album che li riporta ai fasti compositivi di “Ombra e luce”, che fa felici i tanti fans della prima ora e che fa brillare il nome della band romana nel gotha dei gruppi chiave del dark mondiale. Bentornati Artica, ci siete veramente mancati. Out dal 10 Giugno.

Mr. Moonlight