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Swans + James Blackshaw - Locomotive, Bologna, 4 Dec 2010

Swans + James Blackshaw - Locomotive, Bologna, 4 Dec 2010

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Quando ho posato "My Father Will Guide Me Up A Rope To The Sky" sul laser il suono che ne è uscito non mi ha per nulla convinto.
Ho lasciato scorrere le tracce senza veder turbate le mie emozioni, dalla prima all'ultima nota l'album mi era parso anonimo.
Ho spento lo stereo e mi son chiesto se non fossi troppo prevenuto.
Ho atteso.
Ho rimesso My Father Will Guide Me Up A Rope To The Sky nel lettore stereo della macchina perché ero convinto che, a
Bologna, avrei ascoltato più di una di queste tracce, anzi, conoscendo Gira, le avrebbe sparate contro la folla una di seguito
all'altra, perché non c'è alcun amarcord da fare: i nuovi Swans sono questi.
Però l'attesa c'è, perché di fronte a noi massa brulicante si esibiranno dei veri artisti, quindi sarà l'impatto live che valuterò.
Il disco scorre e giungo alla meta, c'è una discreta fila da fare, so che si esibirà James Blackshaw come spalla, ne sento le note provenire
dalla porta del locale che si apre al passaggio delle anime che lo affollano.
Non è quello che voglio sentire.
Ho bisogno di adrenalina.
Praticamente entro che James saluta, io osservo una discreta presenza di nerovestiti che si scambia opinioni, ed è palpabile l'attesa.
Gli strumenti silenziosi troneggiano sul palco.
L'impatto è già notevole perché è evidente che le sonorità saranno vibranti.
Gira aveva promesso un disco pesante. Promessa non mantenuta: degli echi aghiaccianti di Filth non c'era nemmeno l'ombra. Però ero a
conoscenza della sua richiesta di non avere limiti di decibel in sede live...
Sto distante dal palco quanto basta per avere un completo colpo d'occhio e, come tutti, inizio a lasciarmi ipnitizzare dal drone con cui
inizia il concerto: lentamente appaiono gli artisti.
No words/No thougths, come un mantra, con una suite di più di 18 minuti spazza via ogni indugio: ora quella pesantezza era palese alle
orecchie di chi ha avuto la lungimiranza di voler credere a quella vecchia volpe.
Non c'è sconto per nessuno in ogni traccia che viene sputata, urlata, spinta contro la marea di volti attenti e rapiti, un pugno allo
stomaco che rivaleggia con i vecchi fasti, ed è così che doveva andare, così si era costruita l'attesa nella mia mente, però la realtà era
un dolce ritorno alla veglia.
Ci sono sei artisti, tra chitarre distorte, percussioni, urla, ghiacciati dalla delizia di campanelli che ne intervallavano l'irruenza, e
ogni traccia che suonava piatta del suo pacchetto digitale, si trasforma in musica che si impossessa di ogni fremito, una rabbia sciamanica
che trascina nel suo incanto tribale.
Nemmeno un difetto? A dire il vero si...E' mancata la volontà di unire il passato al presente, forse perché è un passato "pesante" (scusate il gioco di parole) che
avrebbe fatto sfigurare ciò che è il prodotto finale targato 2010. Non c'è stato nessun accenno ai grandi successi, quelli che riempiono la
bocca quando citi il nome Swans.
Però di fronte a due ore passate ad essere suonati con il diretto di un peso massimo, si può concedere anche questa scelta artistica.

Can you trust me now? Si Michael, ora ti credo.

HEIXUE

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