RECENSIONI EVENTI

CRANES live@La Gabbia - San Giorgio in Bosco (PD) 25 ottobre 2008

25 ottobre 2008

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Dopo l’eccellente prova dei nostrani Kitsune, solidi, vigorosi e sempre più shoegaze, si apre il sipario sui Cranes.

La formazione attuale comprende, oltre a Alison e Jim Shaw, il polistrumentista e ormai elemento insostituibile del gruppo, Paul Smith, il bassista Ben Baxter (membro degli ottimi Carmen Rosa), e il batterista Jonny Callender  (pure lui nei Carmen Rosa e mente degli Helsinki insieme alla cantante Hayley Alker).

Seduto nella cabina di regia, attento al suo banco di comando, Jim Shaw suona chitarre acustiche ed elettriche, invitandoci ad osservarlo, anche nella tempesta di chitarrismi à la Cranes e nel maelstrom di distorsioni e di battiti tribali di Clear e Adrift, nelle vesti più docili di mero Musicista, tenacemente seduto sulla sua sedia, in contrasto con l’immagine che si può avere di un chitarrista di musica rock.

L'eclettico Paul Smith si divide, come sempre, tra tastiere e chitarre, dimostrando ancora una volta le sue enormi doti tecniche. Seppur orfani di Mark Francombe e di Matt Cope, i Cranes, accompagnati da questo formidabile musicista (dall’ormai lontano 1995) offrono uno spettacolo di alto livello.

Alison sembra avere stretto un patto con il diavolo, la voce e l’aspetto innocente e incredibilmente giovanile sono immutati. L’attenzione è tutta su di lei, sul suo timido muoversi sul palco, sui suoi ‘grazie’ quasi impercettibili, sulla sua delicatezza e fragilità, sul suo essere così armoniosamente femminile. Chi non la ricorda scandire con profonde linee di basso brani come Inescapable o E.G. Shining? Oggi lascia a Ben Baxter questo compito per concentrarsi esclusivamente sulla voce; solo in Here Comes The Snow aggiunge poche note di chitarra acustica.

Clear e Jewel, tratte dal magnifico Forever, aprono il concerto. Clear riporta alla memoria le violente percussivita` e le torrenziali dissonanze impresse da J.G. Thirlwell nei remix dell’epoca. Un tuffo nel passato per chi, come me, da tempo non ascoltava più quei dischi. Il sottile senso di nostalgia svanisce sulle note di Vanishing Point e dei due brani successivi, del repertorio più recente del gruppo. Future Song e Worlds sono semplicemente splendide, a dimostrazione del fatto che la qualità dei nuovi brani, nonostante la nuova direzione intrapresa dai Cranes, si mantiene sempre su livelli molto alti.

Si continua con Wires, Panorama e Feathers, tratte dall’ultimo omonimo album. Furore ed elettricità lasciano spazio ad un piacevole senso di intimità. Un ipnotico giro di chitarra acustica, suonato da Jim Shaw, fa da asse portante a Sunrise, struggente brano tratto da Future Song. Tutto è pronto per il gran finale, Far Away e Adrift vengono da un altro mondo, sul palco, avvolti dal fumo, i cinque componenti del gruppo ridanno vita alle Gru degli anni ’90, cupi, tribali, dissonanti. Adrift, insieme ad Adoration, è il brano, a mio avviso, più bello della loro carriera. Ipnotico, duro, ossessivo, drammatico, epico. Chiude il set principale e lascia il pubblico stordito e incantato.

 L’incedere lento e delicato di Here Comes The Snow introduce la seconda parte del concerto, cui fa seguito la cugina Flute song, l’atmosfera si fa spettrale e onirica, dilatata.

E poi, di colpo, un altro salto indietro nel tempo.

Le bellissime Everywhere e Paris And Rome, due classici del loro repertorio, chiudono definitivamente il concerto.

I Cranes tornano a nuova vita, oltre ai successi di un tempo, in questo nuovo tour presentano al pubblico un suono completamente rinnovato. Consigliatissimo l’acquisto nel nuovo cd dal titolo “Cranes”.


SETLIST:

Clear,
Jewel,
Vanishing Point,
Future Song,
Worlds,
Wires,
Panorama,
Feathers,
Sunrise,
Far Away,
Adrift

 

Here Comes The Snow,
Flute Song,
Everywhere,

Paris And Rome


Galati

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