INTERVISTE

CADABRA

novembre 2009

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I Cadabra ritornano sulle pagine di EDS, forti di un nuovo convincente album e di una voglia di fare che non li ha abbandonati nonostante la lunghissima carriera nell'underground. Sincero e schietto, Francesco risponde alle mie domande non senza stupirmi in più di un occasione!

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Ciao Francesco! ben ritrovato! Prima di tutto, ti va di farci un analisi track by track del vostro nuovo lavoro?

Certo!
The Spell
Brano nato da un giro di chitarra di Sebiano, si è poi sviluppato sull’incedere cadenzato di basso e batteria. È il pezzo più lungo dell’album e quello che si distanzia maggiormente dalla nostra forma-canzone classica, di solito abbastanza immediata e poco macchinosa. Risulta comunque un brano di facile ascolto ed uno tra i più apprezzati del disco. Pensavamo potesse essere collocato a metà scaletta, per spezzare il ritmo, sin quando Vincenzo lo ha proposto in apertura proprio per sfruttarne le caratteristiche introduttivo-preparatorie, e il crescendo del brano anticipa altri pezzi più tirati. Quanto al testo, lo ha scritto Sebiano (sette su otto portano la sua firma). In generale raccontano sentimenti e passioni, tra amore e carnalità, sentimento e fisicità. Mi limito a scegliere e riportare una frase per canzone. “Some kind of words needed, I won’t use them anymore, ‘sex’ is for them all and I’m not shedding tears”.

Sister
È l’unico pezzo la cui melodia circolava in forma di bozza da diverso tempo. Nonostante ciò è stato il brano su cui abbiamo lavorato di più, sia in fase di composizione che di arrangiamento, sino a poche settimane prima di entrare in studio. È un pezzo scuro, la traccia più goth-rock del disco, ed anche uno di quelli che ha maggior presa live. “To dream a dream I’ve never had, I feel compelled to struggle day by day”.

Those Three Days
Il riff su cui ruota l’intero brano è venuto quasi di getto, così come cambi e arrangiamento. È il tipico pezzo in stile Cadabra: diretto, immediato, dritto, due-tre giri e una struttura semplice. Qui, più che altrove, sono evidenti le influenze di Joy Division e Mission, anche se “Those three days” è una canzone che non saprei vedere su nessuno dei dischi dei due gruppi citati.“You don’t like to bring me love and I like to turn you upside down”.

Watching Me Change
È il video-singolo di “Wave/Action” e il brano che abbiamo cominciato a far girare prima dell’uscita del cd. Per struttura, presa melodica e immediatezza d’ascolto è quello che meglio si prestava ai fini promozionali. Oltretutto, è in perfetta sintonia con la nostra produzione passata e recente, presentando caratteristiche, sonorità e cliché compositivi tipici dei Cadabra di ieri e di oggi, per cui è un pezzo che rappresenta benissimo sia noi che l’intero album. Il testo di “Watching Me Change” è l’unico scritto da me: è un collage di frasi e pensieri sul tempo che passa, secondo una prospettiva personale e di gruppo.
“Let’s rain on wrinkles of all the stunning things, so catch me now, just catch me now”.

The Addiction
Pezzo veloce e sostenuto, quasi di scuola post-punk. Pensato in prospettiva live, nasce da un giro di basso sul quale si incastra un riff-motivetto di chitarra che funge anche da refrain. Potremmo definire questo brano e il successivo, “Other Side”, i due ‘corpi estranei’ che rendono eterogeneo il cd.
“The real shadows come out from our body, they’re bright as the stars”.

Other Side
Brano di stampo cantautoriale, si sviluppa intorno alla classica formula voce-chitarra. È un po’ la ‘ballata’ di “Wave/Action”.
“Come to the other side, think like an animal”.

All Your Bodies
Personalmente lo reputo uno dei migliori brani del disco, in quanto al tempo stesso tirato e melodico. Per certi versi, mi ricorda “Sleeping”. Anche qui la struttura è semplice e lineare: un basso distorto a sorreggere giro portante e strofe sino all’apertura sui ritornelli, come è nel nostro stile.
“You the queen of animals, shake your body in nature, make all your vicious dreams come true”.

Christabel
È stata definita “l’apoteosi pop” del disco e, in effetti, è così. Ricorda quei brani più ‘allegri’ della produzione dei Cure, tipo “Boys don’t cry” o “Friday I’m in love”, tipici pezzi che si imprimono nella mente già al primo ascolto. Si basa su un giro di chitarra facilmente ‘canticchiabile’ e un ritornello corale molto orecchiabile. Di “Christabel” a dicembre gireremo un videoclip, sarà pronto per i primi del 2010. “I’d love to call you Christabel, this name is for all of you, full-scale plastic dolls”.


Che avete fatto tra l’ultimo album e quello nuovo?

Da “Love Boulevard” (settembre 2006) a “Wave/Action” (luglio 2009) sono passati meno di tre anni, il tempo necessario per promuovere a dovere il primo, fermarci un attimo e cominciare a preparare il nuovo disco. L’uscita di un album implica un lasso di tempo non inferiore ad un paio di anni (soprattutto per chi, come noi, non gode di grandi canali promozionali), a cominciare dal momento in cui si dà il via alla fase compositiva. Poi seguono promozione (stampa, web) attività parallele (realizzazione videoclip, interventi in radio) ed una massiccia attività live. Non essendo un gruppo da vendite immediate e sostanziose, ogni processo è rallentato. Per ritagliarci visibilità, sistemare un buon numero di concerti e vendere discretamente abbiamo bisogno di parecchi mesi, il tutto anche per dare un senso a produzioni che richiedono investimenti, tempo ed energie.

Sono ormai parecchi anni che siete in giro. Avete visto facce venire e andarsene, altre restare sempre “fedeli” alla linea. Puoi fare il punto della vostra carriera e se possibile anche della scena che vi ha supportato sinora?

In effetti, in dieci anni abbondanti, noi tre siamo rimasti gli stessi mentre intorno abbiamo visto persone e contesti mutare. Molti dei gruppi con i quali abbiamo cominciato non esistono più, così come sono venute meno tante realtà (strutture, magazines, associazioni, music club, festival) per anni punto di riferimento dell’underground. Ma credo sia una cosa più che normale, riscontrabile in qualsiasi ambiente ed esperienza di vita nel momento in cui ci si volta indietro. Il più delle volte la “fedeltà alla linea” è conseguenza di situazioni favorevoli e durature più che di reali prese di posizione o ideologie difese contro tutto e tutti. Quanto a noi, in questi anni abbiamo avuto la fortuna di vivere proprio in queste situazioni favorevoli e durature. Alcune ce le siamo cercate, altre ce le siamo ritrovate in casa in maniera, se vogliamo, anche casuale e involontaria. E il fatto di conoscerci da tempo è senza dubbio un aspetto in questo senso fondamentale. Detto ciò, non possiamo esimerci dal dire mille volte grazie a tutte quelle persone e realtà (strutture, organizzatori di concerti, amici, fans) che da anni ci seguono e supportano.

Spesso le bands lamentano la scarsità di locali dove esibirsi, eppure voi avete suonato parecchie date… dove sta il segreto?

Non so…, da questo punto di vista non abbiamo avuto mai problemi e, col tempo, le richieste per i live sono anche aumentate. Durante il periodo di “Blood and Blades” (dal 2003 al 2006) siamo arrivati a fare anche una decina di concerti al mese, andavamo ovunque ci chiamassero, da Genova a Reggio Calabria. Col tempo abbiamo deciso di ridurre la quantità a favore della qualità: adesso preferiamo proporci esclusivamente in posti e contesti che ci permettono di esibirci al meglio, quindi in music club concepiti per la musica live, festival di genere o strutture ben attrezzate.

Progetti futuri?

“Wave/Action” è uscito solo da pochi mesi per cui, come dicevo, è ancora troppo presto per pensare ad altro. Al momento siamo in piena frase promozionale: in estate, subito dopo l’uscita del disco, abbiamo preso parte ad una decina di festival, ora ci stiamo concentrando sulla promozione attraverso i media (stampa, web e radio), a breve realizzeremo due nuovi video e poi riprenderemo con i concerti. Andremo avanti così per almeno un anno. Contemporaneamente, con Fonoarte è aperto un discorso per la ristampa del vecchio materiale (una sorta di raccolta dei migliori brani da “Sound Moquette”, “Blood and Blades” e “Love Boulevard”) ma lo affronteremo più in là.

Le ultime sono per voi a ruota libera.

Innanzitutto siamo contenti di essere tornati su Erbadellastrega. Giusto due righe per ringraziarti per questa intervista e invitare i lettori a seguirci sui nostri siti ufficiali:

http://www.cadabra.org/

http://www.myspace.com/cadabraband

http://www.facebook.com/pages/Cadabra/54301377279

Max1334

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