INTERVISTE

WORDS AND ACTIONS

ottobre 2011

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Lo devo ammettere: questi due ragazzi mi hanno rapito. Davvero. La loro elettronica primitiva e minimale, che si muove con la sinuosità di un blob magmatico ed incandescente mi ha letteralmete rapito. Non potevo lasciarmi scappare l'occasione di scambiarci quattro chiacchiere....

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Benvenuti su EDS! Vi va di presentarvi e raccontarci un pò la vostra storia?

Ok io sono Davide, il cantante dei Words and Actions. Questo progetto nasce nel 2010, dopo un periodo di assestamento durato circa due anni alla ricerca del suono e della strumentazione giusta, nonché del tastierista, Paolo.

Da dove nasce l'idea di mettere in piedi un duo coldwave minimal nel 2011? "colpa" di un certo revivalismo o radici profonde nel vostro modo di intendere la musica?

Negli ultimi anni mi sono interessato molto a questo tipo di musica, passando interi pomeriggi su youtube, un po' come fan tutti quelli che suonano e non hanno un lavoro serio.
E' un genere che mi ha subito colpito moltissimo, non so, come se riuscisse a scavare in profondità nelle emozioni. Il mix di freddezza dei suoni, semplicità delle registrazioni, lontananza delle voci, è come se riuscisse davvero a trascinarti altrove.
Quindi la tentazione di provarci a nostra volta è stata piuttosto naturale. Poi se vedessi il cielo di Alessandria in questo momento capiresti che è stato un percorso pressoché obbligato.

Come mai la scelta di pubblicare i vostri lavori solo su cassetta? Io le ho adorate, ed ho amato follemente la cosa, ma sono certo che per molti, sopratutto i più giovani, sembri una cosa abbastanza fuori tempo massimo...

In linea di massima le motivazioni sono state tre.
La prima, quella di utilizzare un supporto che fosse coerente con il contenuto. Suoniamo un genere lo-fi quindi ci è sembrato ovvio utilizzare un supporto fortemente materiale, in contrapposizione all'overdose di virtualità e immaterialità degli ultimi 10-15 anni.
La seconda, quella di attirare l'attenzione con una scelta piuttosto inusuale (sebbene negli ultimi anni ci sia stata in realtà una rinascita della musicassetta, soprattutto in ambiti underground).
Infine la terza, quella per la quale l'uscita su cassetta consente sempre la possibilità di eventuali future ristampe su vinile.

Le grafiche dei vostri artwork, come le vostre composizioni, sono essenziali ed efficaci...

Diciamo che abbiamo cercato di riprodurre anche a livello grafico un immaginario che fosse in grado di procurare la stessa impressione proveniente dall'ascolto delle nostre canzoni.
L'utilizzo di caratteri fortementi influenzati da forme geometriche elementari e la scelta a favore di un radicale minimalismo cromatico dovrebbero, nelle nostre intenzioni, suscitare curiosità e straniamento, come se ad un tratto ci si ritrovasse in un'altra epoca.

Una curiosità: che macchine usate per comporre e registrare?

La strumentazione che utilizziamo è abbastanza originale, nel senso che è piuttosto inconsueta.
I synth provengono da una tastiera Casio anni novanta, di quelle che si regalavano ai nipoti per il compleanno o a natale (io infatti dovrei averla ricevuta per il mio decimo compleanno o giù di lì). Questi suoni vengono poi filtrati da un pedale per chitarra che simula un delay analogico con modulazione. La prima volta che giochicchiando ho sentito il risultato finale mi sono reso conto che avevo finalmente trovato il suono che stavo cercando da mesi.
Per registrare invece usiamo un mio vecchio computer, con programmi altrettanto vecchi ma coi quali ho ormai una familiarità tale da non sentire affatto la necessità di cambiarli con qualcosa di più attuale. Un po' di orecchio e di attenzione nel produrre con mezzi digitali risultati il più simile possibile a sonorità analogiche e il più è fatto.

I suoni sono ipersaturi, le voci filtrate, il tutto rimanda ad un senso di profondo soffocamento... Casuale? Voluto?

I suoni in realtà sono molto studiati, il che per certi versi potrebbe anche essere in contraddizione con lo spirito “punk” che cerchiamo comunque di mantenere nelle nostre produzioni.
Tuttavia da questa ricerca di un suono lo-fi credibile e fedele emerge semplicemente la nostra sincera nerdaggine di anni e anni passati davanti ad astrusi programmi di editing audio. Mentre gli altri scopavano noi invertivamo le fasi.

Come vi presentate in sede live? Solo voi due o date ampio spazio a proiezioni video? Come vivete le esperienze dal vivo?

La situazione live probabilmente è la nostra preferita. Si conosce un sacco di gente in gamba e poi le ragazze un po' si innamorano.
La nostra dimensione live ideale? Soffitti bassi, pareti nere, luci pressoché inesistenti, fog machine e volume sopra i limiti.

La scena è zeppa di bands formate da due persone, che perlopiù schiacciano i tasti di un mac su canzoncine technopop di facile presa... qualche commento a riguardo?

Sì a volte mi capita di non capire tanto clamore per gruppi a mio giudizio abbastanza noiosi o banali. Ma diciamo che questo è un discorso molto lungo che si ricollega o all'influenza di mode passeggere o all'avere il contatto giusto nel giro giusto o a una certa esterofilia a tutti i costi. Comunque quello che uno deve fare è fregarsene e andare avanti per la propria strada. L'importante è fare ciò che piace e fa bene a se stessi, tutto il resto è benvenuto ma accessorio.

Progetti futuri?

Suonare il più possibile, far girare il nome, conoscere nuovi gruppi, nuovi posti, nuove persone.

Le ultime parole sono per voi

Ok ne approfittiamo per ringraziare un po' di persone, Raffaele Orilio dell'Aut Aut Promotion, Panos Dread della Geheimnis Records, Josh Cheon della Dark Entries Records, Cesar Moscoso della Mecanica, Philipp Strobel e Gabriel Brero della Aufnahme + Wiedergabe, Andrea Valentini di Black Milk Magazine, Andrea Ferraris di Sodapop, Orazio Martino di Osservatori Esterni e anche un certo Max Zarucchi.
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Ciao, grazie e alla prossima!

 

 


http://www.youtube.com/watch?v=5xjYjJjESIQ

Max1334

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