INTERVISTE

THE SPIRITUAL BAT

ottobre 2011

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Il pipistrello continua a volare affamato nelle notti del 2011. Rosetta e Dario sono ormai due piccole leggende, e Spiritual Bat (con e senza "s") un istituzione nell'underground che macina dischi da vent'anni. Li abbiamo contattati per fare il punto della situazione dopo l'uscita dell'ultimo, bellissimo Cruel Machine....

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Benvenuti su Erba Della Strega!

Grazie!

Dopo alcuni mesi dalla sua uscita, cosa mi dite del modo in cui è stato accolto Cruel Machine da media e fans?

Una piacevole sorpresa. Piace piu’ di quanto ci aspettassimo. E questo si traduce in piu’ lavoro per noi nella musica, con la musica. Una piccola partita vinta contro la macchina crudele.  Un piccolo passo verso un grande processo alchemico.  Ci piace sentire pareri e opinioni diverse. Ad alcuni piace Chance, ad altri Once Upon A Time, ad altri ancora Sento, o addirittura Lament For The Poisoned Mother. A noi sembra sempre incredibile che le nostre assurde creature trovino chi le apprezza.

Parlando di fans, ancora conservo le lettere che ci scambiavamo quando uscì il 12", e ricordo con affetto le lunghe telefonate fatte a Dario dove con pazienza cercava di essere gentile con un darkettino appassionato di musica... Il vostro rapporto con i fans è sempre stato aperto, senza barriere e mai sovraesposto. Vi ho sempre considerato "misteriosamente genuini", se mi passate il termine. E' ancora così? Che mi dite delle nuove piattaforme multimediali, social network e tutto quello che ne consegue?

Forse un po’ meno misteriosi? Ci piace che le persone vengano a parlarci dei loro pensieri ed emozioni. Questo e’ uno dei motivi di soddisfazione di questo lavoro. Si incontrano persone interessanti e diverse tra loro, che in qualche strano modo sono state toccate dalla nostra musica.  E comunque non dispiace sentire squillare il telefono di casa e sentirsi dire da una voce squillante ma educata: “Pronto! Sono Max Zarucchi e sono un fan degli Spiritual Bats!!!”. Il telefono in realta’ non squillava cosi’ spesso. Non sei l’unico, ma siete stati in pochi, i temerari! Era la cassetta delle lettere che portava notizie dal mondo. 
Era il tempo in cui dovevamo fisicamente uscire, fare fotocopie, tagliare e incollare con forbici e colla per assemblare presskit fatti a mano, andare alle poste, inviare lettere. Conserviamo ancora le lettere e le fanzine che ci sono arrivate per posta. Myspace e Facebook sono stati fondamentali per la divulgazione.  Siamo molto grati a queste invenzioni per averci dato l’opportunita’ economica e veloce di interagire con le persone in tempo reale e persino di organizzare tour e collaborare con altri musicisti.

Tornando a Cruel Machine, volete raccontarci qualcosa riguardo alla sua composizione/registrazione?

Ora sembra lontano, ma il travaglio e’ stato lungo. Come al solito per noi. Ci sono canzoni che risalgono al periodo in cui Claudio c’era ancora, quindi prima del 2008. Solo che non ha fatto in tempo a sentirle. Le prime registrazioni sono state Cruel Machine, Thunderstorm e Acquoreo.  Quest’ultima, tra l’altro, esisteva gia’ da anni sulla chitarra, ma nessun arrangiamento ci aveva mai soddisfatto prima.  Anche Once Upon A Time esisteva da lungo tempo, ma ha finalmente trovato la sua strada raccogliendo impressioni e sonorita’ dal tour del 2009, con un testo che contiene anche flashback di un’era antica. Lament For The Poisoned Mother l’avevamo già eseguita qualche volta dal vivo nel tour del 2010. Invece le piu’ recenti sono Sento, Deceiving, Empty Halls e The Other Side, tutte nate, arrangiate e registrate tra ottobre 2010 e aprile 2011, quando abbiamo consegnato il master alla Danse Macabre.  Poi ovviamente ci sono i remake…

Il maestro Bruno Paolo Lombardi dell'orchestra della RAI ha partecipato al vostro PRECEDENTE disco. Un ospite inaspettato ed inusuale per un progetto Goth...

Un po’ di sana sperimentazione. Essere o non essere goth in realta’ non e’ una nostra preoccupazione nel momento della creazione, ne’ negli arrangiamenti.  La nostra priorita’ e’ la Ricerca, tentare di superare i nostri (tanti) limiti, il rappresentare le nostre visioni al meglio con i mezzi e le capacita’ di cui disponiamo al momento, lo sprofondare nella nostra Grande Opera, nel mantenere, o meglio, nel cercare un equilibrio ed una direzione in questo grande Viaggio.  Bruno e’ un musicista di altissimo livello, e il suo contributo ci ha dato molto, in termini di scoperte e ampliamento di orizzonti.

E’ corretto dire che il vostro sound, soprattutto dopo la perdita della "s" nel moniker, si sia ulteriormente spostato verso l'American Gothic? In particolare la chitarra di Dario, mai così carica di effetti come sull'ultimo splendido album...

Boh, sara’ che abbiamo fatto due tour negli States? Noi sicuramente non avevamo idea di come sarebbe stato interpretato questo sound. Forse un po’ di esperienza in piu’ nel creare gli arrangiamenti e nel missaggio ci ha permesso di mettere in evidenza delle sfumature che prima non si sarebbero sentite. Che sia un vanto o un difetto, siamo piuttosto spontanei, facciamo semplicemente cio’ che ci suona ‘giusto’ e che rispecchia la nostra visione.

Rosetta, cosa ti ha spinto a passare da dietro le pelli al microfono? Voglia di mettersi in gioco, necessità... E sopratutto, quanto è cambiato il tuo approccio alle canzoni? Intendo dire, la sezione ritmica è il cuore della canzone, il battito che ne disegna il passo, mentre la voce è la carica espressiva che colora la tela, due cose ben diverse a mio vedere

Il passaggio e’ avvenuto perche’ non potendo suonare la batteria acustica nel nostro appartamento (e forse anche perche’ non mi piaceva la scarsa dinamica dei pad della elettro-acustica) ho iniziato a programmare sempre di piu’, partendo da ritmi che suonavo per poche battute.  Alla fine sentivo che non sarei riuscita ad eseguire i ritmi che concepivo cerebralmente, ma sapevo che c’era chi era in grado di farlo. Dopo il demo strumentale di Through The Shadows, d’accordo con Dario, per il release ufficiale abbiamo chiamato un professionista, Alessio Santoni, che ha interpretato benissimo quello che volevamo: basta fare un paragone fra il demo con la batteria elettronica e la registrazione finale.  Però ora dovevo trovarmi qualcosa da suonare…  tra i vari strumenti che mi piacevano, il più vicino era la voce. Creo ancora i ritmi, partecipando sin dalla fase embrionale della canzone, che nasce di solito dalla chitarra o dal basso di Dario, o da una jam tra noi.  Ma per l’ultimo lavoro ho scritto una ritmica più semplice di quanto non facevo su Through The Shadows. Nel nostro immaginario la musica è suonata da musicisti, quindi saranno la timbrica e la dinamica di una batteria acustica, con il tocco di un musicista, a dare le sfumature. La voce mi costa molto meno sudore della batteria, anche se comunque richiede lavoro. Pur avendo una buona respirazione, ho dovuto faticare molto su me stessa. Probabilmente la mia dose di esibizionismo (quella utile ad un artista) non era sufficiente a vedermi cantare su un palco.  Dietro alla gabbia della batteria sicuramente mi sentivo piu’  ‘protetta’. Al sicuro in studio potevo anche non avere problemi, ma per me cantare era un po’ piu’ come mettersi a nudo, rivelarsi nelle emozioni, le paure, le visioni piu’ profonde.  Quindi la eventuale presenza di spettatori mi risultava piuttosto inquietante.  Non so se ho centrato la risposta…  ma rischio di scrivere un libro su questo percorso.

Dario, tu sei stato un pò il padre putativo di quella che chiamai, in un vecchio sito amatoriale, "Italian Death Rock Scene", con Frosinone al posto di Los Angeles. Spiritual Bats, Chants of Maldoror, Human Disease, suoni oscuri, diretti e sinceri che -finalmente- ridavano splendore al Goth che si era ormai annacquato nelle chitarrine acustiche da una parte e nelle tastierine disco dall'altra. Che ti rimane di quel periodo?


Se ci penso, credo che in ogni periodo in cui ci sia fermento, questo solitamente e’ una buona cosa. L’ho provato nel periodo d’oro con gli Alchimisti, e l’ho provato quando Frosinone era “un po’ come Los Angeles”.  E anche oggi in modo diverso. Per me personalmente quel periodo è stato pieno di sconvolgimenti, di esperienze intense, la fase della trasmutazione della pittura in musica, che per me era alla base del progetto Spiritual Bats, prima ancora del passaggio alla dimensione delle ombre.  In un certo senso fa sentire bene essere riconosciuti parte di un movimento, il non essere come un’ombra anonima ma una voce conosciuta, parte di una comunità, anche perche’ spesso in realta’ ci siamo sentiti un po’ come alieni, outsiders…  Mi rimane il fascino della materia grezza di quel periodo.

Come mai avete deciso di reinterpretare Crucifixion e Tormented Body? Una specie di ponte con il passato o semplicemente la voglia di dare una rinfrescata a due dei brani più amati dai fan di vecchia data (me compreso)?

Entrambe le cose. Sono bei pezzi da suonare, quindi desiderio ludico, ma anche, certo, un tributo al genere e alla nostra stessa Storia, indipendentemente da quanto abbiamo prodotto e riscosso o meno. Potrebbe essere interpretato come un atto di auto-celebrazione, ma non importa. A noi piaceva farlo, e al massimo abbiamo sperato che i vecchi fan non ce ne volessero, perché comprendiamo e rispettiamo chi ha amato quell’album. Lo abbiamo amato anche noi e desideriamo continuare a suonare quelle canzoni.

Negli ultimi anni avete suonato molto di più all'estero rispetto che in Italia. L'America e L'Europa sono più accoglienti rispetto allo stivale?


Forse non tutti sanno che a dire il vero prima non suonavamo molto dal vivo.  Per me la musica era una dimensione intima e trovavo difficile esibirmi in pubblico.  Claudio, nostro tecnico del suono ed amico, cercava spesso di convincerci che il live ci avrebbe dato molto, che ci avrebbe reso musicisti piu’ completi.  E’ stata la scomparsa di Claudio, purtroppo, a darci la scossa che ci ha fatto cercare le performance dal vivo.

Inizialmente e’ sembrato piu’ facile trovare ingaggi all’estero.  Un po’ forse sono stati piu’ accoglienti fuori, ma non escludiamo che forse noi siamo stati un po’ timidi in casa, forse un po’ troppo ‘underground’, chiusi nella nostra caverna.  Comunque ci siamo sbloccati, grazie a coloro che ci hanno offerto la possibilita’ di esprimerci anche qui nel territorio nazionale.  E adesso abbiamo un grande desiderio, quasi adolescenziale, di continuare ad esplorare questa parte di mondo.

Sono vent'anni che il pipistrello continua a volare nella notte... Ha ancora fame? Di Cosa?

Del suono pieno di una live band compatta e affiatata, alla ricerca di un grande live, la perfetta alchimia sia per le nostre orecchie di pipistrelli che per l’esperienza audio-visiva di chi partecipa.  In fondo crediamo che le nostre canzoni si meritino l’opportunita’ di essere eseguite da musicisti veri, completamente dal vivo. Sara’ un percorso difficile, un sogno forse,  ma a che serve vivere se non si lavora per realizzare un sogno? 

Dario, vuoi parlare degli Alchemisti Painters per coloro che non li conoscono? Sono ancora in attività?

Il gruppo nasce nel 1975 da un’idea del maestro Lamberto Bracaglia, mio mentore.  Io sono entrato a farne parte ufficialmente intorno al 1982. Il nome originale I Pittori Alchimisti ha subito la variazione molto tempo dopo, quando a New York nel 1998 io e Rosetta abbiamo fondato la nostra etichetta Alchemisti Music: mentre lavoravamo con Eric Hammer, che ci stava facendo la grafica e il logo, venne fuori un misto fra le parole alchemist  e alchimisti.   I nostri interessi  sono sempre andati oltre la pittura, con esperienze di installazioni, teatro, pittura, poesia visiva e grafica.  Cosi’ hanno avuto luogo oscure performance nelle fabbriche, per gli operai, come pure hanno avuto luogo partecipazioni a mostre prestigiose come la Biennale di Venezia, la Triennale di Milano e la Quadriennale di Roma.  Nel 1977 gli Alchimisti hanno co-fondato a Frosinone con altri artisti, un giornale-manifesto, Papesatan, che si poneva su posizioni alternative, sfruttando il veicolo della libera immaginazione per un rapporto di confronto tra tradizione e avanguardia.  Abbiamo collaborato regolarmente con le pubblicazioni Frigidaire, Passato e Presente, Dismisura.  Tra Alchimisti e Spiritual Bat(s) c’e’ un rapporto molto stretto, ovviamente non solo per la mia appartenenza ad entrambi i gruppi e per il rapporto parentale, ma anche, e soprattutto, per le immagini delle copertine (ad eccezione di Cruel Machine), le installazioni e i video che hanno sempre accompagnato i nostri lavori e performance.  Ancora oggi se c’e’ la possibilita’ durante  i nostri concerti viene proiettato un video che include opere degli Alchimisti.  Chissa’ che un giorno non sia nuovamente possibile fare un’installazione. 
            
Progetti futuri?

Tanti, ma soprattutto viaggiare con la musica, come abbiamo appena detto. 

le ultime parole sono per voi!

E cos’altro potremmo dire? Ti ringraziamo per averci dato questo spazio, forse abbiamo detto anche troppo.  Chissa’ quanti ci hanno seguito fino in fondo? A voi che avete letto fin qui, grazie. Speriamo di ‘incontrarvi’
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Foto di Torsten Geyer www.torstengeyer.com

Max1334

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