INTERVISTE

SORRY HEELS

marzo 2014

Indietro

anche se in maniera diversa... bentornati su Erba Della Strega!

 

FABIANO- Grazie! E’ bello tornare da queste parti…

 

Non posso non iniziare l'intervista con una domanda secca e diretta per due di voi... Che ne è stato degli Chants of Maldoror? Nessun comunicato ufficiale, voci lontane di un album in lavorazione mai completato... Possibile che una delle band più interessanti del decennio scorso sia semplicemente...svanita?

 

FABIANO- Posso garantirti che gli C.o.M. hanno avuto una fine lenta, inesorabile, e tutt’altro che indolore, credimi. Nessun comunicato ufficiale perché eravamo tutti raggomitolati su noi stessi, troppo impegnati a raccogliere i cocci per poter pensare che ad altri importasse che gli C.o.M. non c’erano più. Posso dirti che dall’estate 2010, quando avvenne la separazione definitiva, ho passato un anno e mezzo senza riuscire a suonare nulla; al massimo toglievo le chitarre dalle custodie per pulirle o strimpellare due note. Al momento dello scioglimento, eravamo da tempo impegnati nella sudatissima realizzazione di un terzo disco (che è stato effettivamente in gran parte registrato e mai finito), che oltretutto stavamo realizzando da soli nel nostro studio/sala prove, senza usufruire di alcuno studio di registrazione ufficiale; puoi quindi immaginare gli sforzi e i sacrifici che ciò comportava. Purtroppo il peso di questi sforzi era concentrato solo su una metà o poco più della band, perché altri trovavano spesso di meglio da fare che passare pomeriggi e nottate a posizionare microfoni o ascoltare centinaia di volte una parte di batteria. Contemporaneamente, iniziava a manifestarsi anche un dislivello nelle nuove composizioni (parlo di materiale successivo a quello che sarebbe andato nel disco in registrazione), che vedeva solo una metà della band impegnata a portare avanti un discorso di maturazione compositiva e stilistica… e troppo spesso vedeva letteralmente metà della band presente in sala prove a suonare.

DAVID M.- Valutando adesso la cosa, con una certa distanza di tempo ed emotiva, ti assicuro che i primi campanelli d’allarme risalgono al periodo che va tra la pubblicazione di Thy Hurting Heaven e quella di Every Mask... Il meccanismo iniziava ad incepparsi ma nessuno reagiva, continuavamo ad andare avanti senza volerne prenderne coscienza, fino alla lunga agonia che ha portato all’inevitabile fine.

 

Avete qualche rimpianto o rimorso riguardo lo split degli Chants of Maldoror?

FABIANO- Per quel che mi riguarda, il mio solo rimpianto è proprio quello di non aver mai finito il terzo disco. Per tutto il resto, sto molto meglio ora. Non ho nessun astio o risentimento nei confronti dei miei ex compagni d’avventura … in fin dei conti è solo il corso naturale delle cose.

DAVID M.- Prima o poi tireremo fuori dai cassetti tutto. Ma in questo momento siamo troppo concentrati ed entusiasti dei Sorry, Heels!

 

Cosa vi ha portato a collaborare di nuovo assieme con Sorry, Heels?

FABIANO- Un germe dei Sorry, Heels in realtà esisteva contemporaneamente agli ultimi periodi dei C.o.M. , più che altro per svago; era una specie di antistress, proprio per sopperire all’assenza di stimoli e alle assenze dei musicisti. Ci ritrovavamo spesso in saletta con David e Simona a suonare pezzi degli Stooges, dei Joy Division e dei Velvet Underground in compagnia di vari amici alla batteria, per amore della musica e nient’altro… Dopo la fine degli C.o.M. e al termine del mio “anno e mezzo sabbatico”, in cui mi sono dedicato per lo più a dipingere e disegnare, ho riscoperto la voglia di rimettermi in gioco, di sudare di nuovo con una band “vera”, come e meglio di prima, e ho ricominciato a comporre.

 

Nonostante la band sia al debutto, sembra che tutti siate già molto affiatati. Si può dire che vi siete trovati bene da subito...

FABIANO- Assolutamente. Ci conosciamo tutti da diverso tempo, e per fortuna si è creata una certa intesa. La formazione vede interagire me, David e Simona fin dagli inizi, mentre ha subito qualche variazione in merito alla figura del batterista, come ti dicevo prima … Dietro quello sgabello si sono avvicendate varie persone, fino ad arrivare circa 1 anno fa a stabilizzarsi con l’ingresso di Gerry, che personalmente conosco dal 1992, e con cui avevo collaborato in altri progetti.

DAVID M.- Tra me e Fabiano c’è un intesa consolidata ed abbiamo tergiversato un po’ prima di decidere che era ora di iniziare una nuova avventura insieme. Con Simona parlavamo spesso di iniziare un progetto di musica elettronica, e ci abbiamo anche provato assieme ad un nostro amico che però si è trasferito altrove. Poi la cosa, in modo molto naturale, è confluita e preso forma nei Sorry, Heels.

SIMONA- Direi che l’affiatamento c’è sempre stato. Anche prima che si formasse il gruppo ci riunivamo spesso, e tra un discorso e l’altro finivamo sempre per parlare di musica, cinema o andare a vedere qualche concerto insieme. Tra noi c’è molto rispetto e complicità, abbiamo semplicemente convogliato tutto questo nei Sorry, Heels.

 

E' noto il vostro disinnamoramento nei confronti dei clichè della musica Goth... Eppure il mini è zeppo di sensazioni PostPunk (si, lo so, è una domanda a doppio taglio;))

FABIANO- Sarò molto sincero: il disinnamoramento di cui parli è dovuto solo ed esclusivamente al livello infimo raggiunto dalla musica “goth”... L’ho sempre pensato, non è certo una novità per chi -come te- mi conosce. Mi piacciono, in quell’ambito musicale, quasi esattamente le stesse cose che mi piacevano 15 anni fa, mentre i gruppi attuali sono totalmente al di fuori dei miei interessi; semplicemente trovo che ci sia molto altro nella musica che meriti tanta attenzione e un po’ meno paraocchi. L’attitudine “post punk” o “new wave” fa parte di noi come band, del nostro DNA musicale, e personalmente eviterei di confonderla con il “goth”. C’è una bella differenza tra i Killing Joke e i Sopor Aeternus, tanto per citare due nomi.

 

Perchè vi scusate per i tacchi? Son molto carini alla fine no?

 

DAVID M.- Perchè sono seducenti ma anche rumorosi.

SIMONA- Devo essere sincera la colpa è mia… Sono una persona che quando ascolta musica tende spesso ad associare le immagini ai suoni. Un giorno riascoltando uno dei primi pezzi che stavamo componendo ho pensato che alcune sonorità rievocassero atmosfere sofisticate ma irruente allo stesso tempo; allora ho immaginato dei bei tacchi che fossero sexy ma anche in grado di saper colpire quando necessario!!!

 

Fabiano, anni fa mi dicesti che eri totalmente contrario alla diffusione gratuita della tua musica (all'epoca c'era mp3.com e poco altro)... Oggi, con una situazione radicalmente cambiata, che mi dici?

FABIANO- Beh, i tempi sono sicuramente cambiati; oggi ci sono possibilità di diffusione digitale della musica che permettono comunque un guadagno diretto alle bands, oltre alla possibilità concreta di raggiungere un pubblico più vasto, e questo è positivo. Una volta il downloading di un disco significava solo “furto”, soprattutto se compiuto ai danni di gruppi underground che si sbattevano per emergere, mentre ora ci sono diversi modi per permettere a queste bands di avere qualche soldo anche dal downloading. Sono dell’idea che un artista debba sempre avere un rientro economico da quello che produce, non fosse altro che per garantire uno standard qualitativo e proseguire la sua ricerca. Però il discorso va più a fondo … Come ben sai, ho sempre considerato deleterio un certo approccio alla fruizione musicale, al di là del fatto che sia gratuito o meno: il concetto di “scarico il disco dal sito, tanto è uguale” proprio non mi va giù. Sembrerò un nonno o un inguaribile romantico, ma una volta se scoprivi un gruppo che ti piaceva, era tutta un’avventura: solo per sapere quanti dischi avevano fatto c’era da sudare. Poi dovevi trovare qualcuno che avesse qualcosa e magari potesse farti una cassetta. Se compravi il disco, passavi ore a girarlo e rigiralo, a guardare le foto, leggere le note, ecc. Insomma, era vera passione, vero amore per un mondo che andava oltre le canzoni. Oggi non c’è più la ricerca, l’approfondimento, il senso di scoperta; basta un “clic” e hai tutta la discografia pronta per te … che ascolterai una volta, forse due, per poi conservare quella squallida cartella gialla in una altrettanto squallida cartella sul tuo desktop. Intendiamoci, non sono ipocrita: anche io ho un pc e anche io usufruisco dei vari siti di downloading per ascoltare dischi … però è anche vero che se i dischi che scarico mi piacciono, quasi sempre finisco per comprarli e limito le cartelle gialle al lettore mp3 portatile, per comodità.

 

Musica, videoclip, liriche...Anche la copertina dell'album riflette il mood attuale della band? Chiedo questo perchè sembra che negli ultimi tempi la confezione sia stata in qualche modo snaturata (colpa forse anche del diverso modo di fruire la musica da parte dell'ascoltatore medio, sempre meno "fisica")

FABIANO- Qui ci ricolleghiamo al discorso precedente. L’estetica di un prodotto, la sua “confezione” è importantissima. E’ la porta verso un mondo. Troppo spesso è sottovalutata o confusa con il dover essere a tutti i costi ”accattivante” o una semplice presentazione senza profondità.

SIMONA- Per quanto mi riguarda un’opera deve essere completa dall’inizio alla fine. In fondo un quadro è ancora più intenso se la cornice che lo contiene ne esalta la bellezza.

Oltre al puro piacere di suonare assieme e farsi ascoltare, c'è qualcosa di più dietro all'idea "Sorry, Heels"?

FABIANO- Suonare, o più in generale produrre “arte” è per me un’esigenza primaria, come mangiare o respirare, di cui non riuscirei a fare a meno, nel bene o nel male. Non sempre e non necessariamente quest’esperienza è positiva o piacevole o distensiva, anzi, è spesso vero il contrario. Però ho sempre creduto molto nel potere catartico della creatività: si diventa persone migliori quando si è coinvolti in qualche modo in un processo creativo, probabilmente perché si fanno continuamente i conti con i propri fallimenti e i propri limiti. Ecco, se proprio dovessi razionalizzare la mia risposta sarebbe questa: dietro i Sorry, Heels c’è una continua volontà di superare i propri limiti. Già il fatto di metterci in gioco con una band che formalmente è il contrario degli C.o.M. lo dimostra: voce femminile, un vero batterista, zero tastiere; avremmo potuto prendercela comoda e fare “C.o.M. versione 2.0”, ma queste cose non ci si confanno.

Progetti futuri?

FABIANO: Sicuramente suonare molto in giro, che al momento è più che altro un desiderio … poi, ovviamente, una nuova uscita discografica, magari con un bel full-lenght.

SIMONA- Comporre brani che possano sempre entusiasmarci!

Le ultime parole sono per voi!

FABIANO: Ultimamente mi piace citare questa frase di Jodorowsky: “Fai della tua caduta un’ascensione”.

SIMONA- Ciao, ciao!!!!!!!!!!!

Max1334

Copyrigth @2007 - 2024 By Erba della Strega