La Signora del Lago
Questa è una mia foto, l’occhio della Signora del Lago... Sono “la Signora del lago” ho 27 anni e vivo a Bologna dove sono nata. Frequento la Facoltà di lettere e filosofia, corso di laurea in Storia orientale. Ho iniziato a scrivere poesie e racconti da adolescente dando vita ai quei personaggi oscuri che popolavano la mia mente di giorno ed i meravigliosi incubi delle mie notti. In essi trovavo il conforto di una vita troppo isolata, prigioniera di un ambiente che considera le anime oscure come malate e la loro arte valida solo per le sedute dall’analista. Per anni ho sperato di condividere con altri ciò che scrivevo… ciò che più tardi ho imparato a dipingere a fotografare… per anni mi hanno detto che i temi erano troppo oscuri… poi “La Strega”…
Benvenuti in quello che spero possa diventare il “nostro” mondo… Vi affido i miei amati versi… leggeteli… “alla luce di pallide candele”. Vi aspetto al mio indirizzo e-mail :
darkangelmedea@hotmail.com

 

Poesie

   
DOLORE DI DONNA
Corpo dentro di me
Anima nella mia

calore che esca da me
rosso che mi colora
dolore che contorce lacrime e sangue

Atto d’amore

Atto di morte

SOGNO
Ho sognato di ballare a piedi nudi in una piazza vuota
I vestiti come seconda pelle
Ho sognato gli occhi di un uomo
Una rosa sul letto
Una bara vuota
Una sposa in nero
E di urlare di gioia questo lutto.

DISSOLVENZA
…troppo lontana la tua voce…
…toppo lontano il tuo viso, il tuo sorriso
irraggiungibili come l’orizzonte
intangibili come il vento
…sogno che ti dissolvi nell’alba dolce e bionda...

ANIME OSCURE
Un’ombra mi è accanto
Voce che incanta
Carezze che persuadono a seguirla
Neri veli mi avvolgono come un sudario, consumandomi...
Altro non vedo che il rosso del sole che albeggia...
Che il rosso del sole che tramonta
“Il tuo corpo si allontana, ma la tua anima mi appartiene!
Fra i fremiti del mio sortilegio invoco il tuo nome!
Ti aspetto fra le ragnatele di un castello maledetto!
Accenderò i ceri della tua camera ardente,
mio dolce cuore nero,
berrai il sangue che ho succhiato per te”
“La terra inghiotte una purulenta carcassa
la mia bara giace in luoghi ameni,
la mia anima è imprigionata in giorni sereni
Maleditemi demoni!
Maledicimi oh mio maestro e riportami da te
Resteremo nascosti nel buio … abbracciati”
“Ci sarà mai luogo abbastanza buio per noi?”

“La notte …”

“La notte…
ti ameremo
oh notte
se non ci fossero le stelle”

VIOLENZA
Qualcuno si avvicina
Abbraccia
Nubi in cielo stellato
Barba irsuta che graffia
Cerca le labbra
Mani calde sotto il vestito
Bacia il collo tremando …. Il seno ansimando
Calore denaro di lei
Sigaretta accesa che lentamente si allontana!

SBANDO
Primavera
Delirio
Viso oscuro
Sguardo allucinato
Sbandati ne inseguano la scia
Sbandati ne invadono il delirio
Passano … frantumano … se ne vanno
Lascino un nome falso
Si disperdono nel caos

DELIRIO
Vita che scorre
Senza sfiorarmi
Senza cercarmi
Solitudine che supera i confini dell’immaginario
Paure mai espresse
Corpi stremati
Sete
Oblio

NOTTE IN CITTA'
Un bimbo trema: si nasconde alla cinghia di un padre ubriaco
Una ragazzina grida: troppo pesante quel corpo ansimante sopra di lei
Un medico ripete un nome: inutilmente cerca di rianimare un adolescente dalle braccia livide
Una donna piange sulla via: invoca la dignità perduta in un vestito strappato
Disperati passeggiano: vendono le loro speranze in buie gallerie
Un emigrato pulisce i vetri delle macchine ai semafori di una città che chiamava Paradiso
Un barbone dorme tra i rifiuti coperto di cartoni in una notte gelida
Un vecchio passeggia in un parco vuoto alla ricerca della sua umanità
In un casa abbandonata un corpo senza vita, senza nome ... verrà sepolto senza saper di aver vissuto.

MIO UNICO E DOLCISSIMO AMORE
Rumore sordo nel silenzio
…corpo senza vita…
guancia pallide
lunghe ciglia su occhi socchiusi
immobilità dell’inesistenza
...
Bara chiusa
non c’è più aria.

Seppellito
...
Corpo in decomposizione

Notte
Cielo senza luna
Alberi: scheletri dalle adunche dita nell’aria gelida
Terra appena smossa
Fiori appena appassiti
Fiammelle di lumini che ondeggiano
Buia la sua tomba
...Morto…
Morto

LEI
Lento cammino il suo crescere
Lunga preparazione la sua vita al sublime giorno in cui donarsi alla morte
Anima non adatta a questo mondo
Spirito incarnato per sbaglio in attesa di libertà
Conoscitrice di misteri arcani
racconta di ombre sfuggenti, di emozioni  a noi sconosciute
incontrate nel suo indolente avanzare lungo viali a noi occultati.

LA SIGNORA DEL LAGO
Rive di una lago dalle acque immobili
notte senza stelle
notte senza luna.
Una giovane donna osserva le acque bluastre
una leggera brezza le scopone i lunghi capelli
le accarezza il viso
il corpo facendola tremare
I suoi sogni volano nella notte buia
nella solitudine di un addio
Passi lenti nell’acqua gelida
stretta nello scialle avanza
come verso l’altare nel più lieto dei giorni
L’acqua sale attorno al corpo
ne bagna la veste nera
I capelli divengono raggi intorno a lei
Freddo
Blu
L’acqua si chiude sopra al suo capo
Vertigine
Gonfiore
Nero
Calme le acque del lago.
Riva di una lago dalle acque immobili
Notte senza stelle
Notte senza luna
Stretta in uno scialle osserva le acque bluastre
Una giovane anima dalla veste nera
I capelli mossi dalla brezza gelida
Sul viso un goccia delle acque di un lago.

DIMENTICATI
Cimiteri dalle tombe divelte
Arida intorno la terra
Nessuno si cura di loro
A nessuno importa che siano morti
Urlo i loro nomi
In un pomeriggio che volge al termine
Ad un cielo livido
Il mio grido scende fino all’inferno
Sale fino al cielo
Rimbomba fra le bare ormai dissolte
ricolmo del loro ultimo dolore
ho chiuso i loro occhi
ho sentito il corpo diventare gelido
ho accolto il loro ultimo respiro
ho udito il rumore dei chiodi sulla bara
i tonfi della terra che la ricoprivano
io anima viva
in luogo di morte.

XXX
Ho camminato nella nebbia
Lacrime mi indicavano la strada
L’angoscia sospingeva la mia anima
Ho camminato in cimiteri senza nome
Tra tombe violate
Ho percorso gli scuri meandri della mia mente
Ho lottato con i miei demoni
Ho dato un nome ai miei incubi
Ho chiesto di essere sabbia nel vento… perché nessuno potesse dichiararmi sua
Ho riposto i ricordi tra la pieghe del tempo
Un genio maledetto le ha scomposte ed ora nulla più nascondono
Ho ascoltato il battito del mio cuore in una stanza
Vuota
Ho dormito nella penombra di alberi secolari
Su di un prato odoroso
Ho aspettato che il dolore divenisse inedia
L’inedia torpore
Il torpore sonno
…nessuno aspetta i miei sogni…

SOGNO
... e le porte si aprirono ...
... candele accese lungo la via ...
... rose fiorirono a profumare l'aria ...
... petali neri sotto i suioi piedi ...
... entrò la sognante dalla lunga veste nera ...

LA PRIMA VOLTA
Sospiri e racconti
di quella prima volta
di quando il cesellatore affilava il suo utensile
e tu vagavi tra i si ed i no della prima volta.
Ti cesellò come una lamina d'oro
nei bagni della facoltà
nelle aule vuote
nelle camere di uno studentato in vacanza.
Sospiri per quella prima volta
ed un gruppo di giovani ride
ed un'anziana coppia puritana arrossisce.

   

Racconti

   
… AMANTE BEFFARDA E CRUDELE…
Non una goccia di rugiada bagna il mio corpo… egli rifugge dal giorno… e quando è obbligato a camminarvi, lunghi veli lo ricoprono…
Non bagna la rugiada la mia anima… sepolta in una tomba senza nome, in un cimitero lontano, vicino al suo corpo di ghiaccio. Il tempo e la terra la protegge e lei col suo abbraccio rende quel corpo eterno…
La prima volta che la incontrai… io ancora non sapevo chi fosse… l’avevo veduta sì, ma come si vedono le rose dei giardini: visioni distratte dal chiacchiericcio della vita.
Mi disse: “Mi amerai “
Io risi: “Non ci si può innamorare di te Morte”.
Ella bisbigliò qualcosa che non udii, mi stregò con un suo incantesimo mentre se n’andava con ciò che era mio.
Tradita ero stata da ciò che amavo. Egli aveva preferito la Putrida Decomposizione alle mie braccia. Fu allora che strinsi il patto, fu allora che uscente dall’oblio mi dedicai a lei e me ne innamorai. Ed ora mi cammina accanto in ogni momento…
Ma secco è il suo rifiuto di abbracciarmi, si rifiuta di portarmi via con sé.
Ella ride del mio amore.
Si beffa delle mie evocazioni.
Schernisce i miei patetici tentativi di raggiungerla.
Amante beffarda e crudele lascia che io l’ammiri ogni giorno dalla mia croce solo quando il dolore sbrana la mia anima.
Del mio sangue ella si nutre… vano il mio rifiuto… Questa notte non lo farò, mi dico… una notte ancora resisterò… ma poi le dono ciò che lei, immondo vampiro, mi chiede… Di nuovo e poi di nuovo ancora. E l’incontro m’inebria. Ella m’illude. S’avvicina… Sì china su di me… per poi abbandonarmi esanime: unico ricordo quella nuova cicatrice.
Ella mi tortura... mi fa camminare fra i suoi amanti… l’ho veduta preparasi per i suoi incontri amorosi… giungere ed andarsene sorridendomi beffarda con nuovi fidanzati lasciandomi fra le grida nella solitudine che la segue.
Di nuovo ho ripreso il cammino verso di lei… è difficile vedere la via accecati dal dolore dell’anima… ma questa volta la sorprenderò…
Riuscirò!
L’ansia di raggiungerla m’induceva alla fretta.
Ora sarò io ad ammaliarla.
Le darò ciò che vuole.
Sarò come mi desidera.
Si nutrirà così tanto del mio sangue da dimenticarsi di vegliare.
Griderò per distrarla.
No, non potrà impedirmi di raggiungerla, così come si è presa la mia anima, la obbligherò a prendersi il mio corpo … troppo esanime sarà per restituirlo alla vita...

MORTE IN CHAT
Notte d’inverno.
Grande sala d’antico palazzo illuminata dal fuoco del camino.
Sola, in quella stanza vuota, seduta a terra, avvolta in calde coperte di lana, Rose digitava in fretta parole sul suo piccolo computer portatile. Accanto a lei un calice di vino rosso ed ambrosia.
Sullo schermo rossastro per il riverbero del fuoco comparve la scritta:
“Sei stato connesso al server”
Rose bevve un sorso dal calice d’argento
Lui era lì. L’aspettava …

Angelheart: Finalmente, come stai?
Rose: il mio tempo sta giungendo al termine, mio dolce amico
Angelheart: cosa vuoi dire?
Rose: le mie labbra si stanno nutrendo del nettare degli dei...
Angelheart: Perché?
Angelheart: Aspetta che questa notte giunga al termine, attendi che il sole sorga di nuovo
Angelheart: poi se ancora vorrai … potrai liberare le ali della tua anime
Angelheart: e lasciarla volare alta nel cielo come un bellissimo gabbiano
Rose: io amo gli avvoltoi.
Rose: La gente li odia perché sono brutti e perché stanno sempre in mezzo ai cadaveri
Anglheart: ami gli avvoltoi perché sono simbolo di qualcosa a cui la tua anima confusa anela in  questo momento
Rose: credo di amarli perché infondo sono soli
Angelheart: soli come te… vero amica mia?
Rose: sì… soli… come me
Angelheart: Non è giusto che tu sia sola nel buio
Rose: la luce si scorge solo nel buio
Angelheart: il buio vuole spegnerti
Rose: e perché ci sia buio nessuna stella deve brillare
Rose: Così anche i miei occhi stanchi
Rose: la possono vedere
Rose: e lasciarsi guidare
Rose: sono le ultima parole di una poesia scritta dal mio ragazzo prima di suicidarsi
Angelheart: io credo che tu abbia solo bisogno d’amore...
Angelheart: ascolta le mie parole come se fossero lacrime
Angelheart: tu non odi la vita… tu sei un candido angelo
Angelheart: e non posso immaginarti coperta da un velo nero
Angelheart: io vorrei toglierti il dolore cha hai provato quando lui si tolse la vita
Angelheart: dimmi come posso fare

Rose sorrise tristemente, portando di nuovo alla bocca il prezioso calice. Lacrima scendevano lungo il suo viso, come gocce di rugiada sulle sue labbra riarse, come fuoco sulle sue ferite… impertinenti non volevano fermarsi … scesero fino al cuore … e per un attimo il calice tremò nella sua mano.

Angelheart: Rose ci sei ancora?
Angelheart: Rose?
Angelheart: Rose….
Angelheart: Rose ti prego…
Angelheart: prendi la mia mano… afferrala e fuggiamo via dai tuoi propositi di morte

Rose accarezzò il video con la stessa dolcezza con cui una madre accarezza il viso del suo bimbo dormiente…. Per terra una foto: un volto d’uomo sorridente, una dedica: Ti amo. Rose alzò il calice … “A te amore mio “

Angelheart: ascolta la mie lacrime… ti supplico!
Rose: non piangere per me amico mio   Rose: tu non sei come me… tu voli alto nei cieli
Rose: e sfiori con le tue grandi ali d’albatro Dio
Rose: porta attraverso le tue ali
Rose: la mia anima bambina che verrà sepolta sanguinante ed esanime
Rose: portala a Dio e tenetela stretta fra voi
Rose: nascosta alla voracità del giorno
Rose: vola amico mio
Rose: ti dono le mie ultime forze
Angelheart: ti prego afferra le mie mani
Angelheart: perché io ti possa portare via con me

Rose rilesse quell’ultima frase. La rilesse una, due, tre volte fino a scoppiare in singhiozzi. Tutto il suo corpo tremava per i singulti del pianto… Perché LUI non l’aveva portata via con sé, perché l’aveva lasciata sola in quel mondo ostile, vuota come quella stanza che si era sempre rifiutata di arredare?
Pianse a lungo mentre il cursore lampeggiava solitario nella stanza della chat, mentre il suo fisico cominciava a cedere il passo al veleno…

Angelheart. Perché vuoi morire?
Rose: perché la mia vita non ha più un senso… sono scesa all’inferno
Rose: mi hanno trascinato fuori
Rose: ora vivo in una grande casa… vuota
Rose: VUOTA VUOTA VUOTA VUOTA VUOTA VUOTA VUOTA VUOTA VUOTA
Rose: PERCHE’ NON MI HANNO LASCIATO NELLA FOGNA IN CUI MI HANNO TROVATO?
Rose: HANNO PULITO LE LORO COSCIENZE
Rose: HANNO MONDATO LE LORO ANIME
Rose: SI SONO GLORIATI  PER AVERMI SALVATO
Rose: MA IO NON VOLEVO ESSERE SALVATA

Con rabbia Rose bevve… nemmeno una goccia rimase nel calice, che scagliò, lontano, con ira.
Con rumore sordo cadde a terra rotolando di nuovo fino a lei.
“La morte non si allontana mai da me“ disse.
Il fuoco ardeva nel suo corpo, vedeva il buio avvicinarsi ed udiva lo scalpiccio dell’amato cocchio.

Angelheart: Rose come stai?
Rose: il mio filo è più sottile di quello del lino
Angelheart: Rose ragiona, tu una volta mi hai detto che lui ti amava tantissimo
Angelheart: pensi che vorrebbe che tu morissi?
Rose: lui… così forte…
Rose: …così piccolo quando fra le braccia piangeva per avere la sua dose…
Rose: …così grande quando mi raccoglieva fra le sue braccia nelle notti gelide…
Rose: …così debole quando il viaggio l’aveva distrutto…
Rose: …così forte quando la vita per la strada ci provava…
Rose: …così solo in quel momento di morte…
Angelheart: è un’immagine troppo pesante per te in questo momento
Angelheart: non fa che ucciderti
Rose: chi avrà chiuso i suoi occhi
Rose: chi avrà baciato le sue labbra
Rose: chi avrà colto il suo ultimo pensiero
Angelheart: tu sei ancora qui
Angelheart: e nessuno ti è vicino per ascoltare il TUO ultimo respiro
Angelheart: nessuno chiuderà i TUOI di occhi
Angelheart: nessuno ascolterà il battito del TUO cuore rallentare fino a fermarsi
Angelheart: Rose ascoltami per favore, desisti
Angelheart: non piantare questa spada nel mio cuore
Angelheart: se non trovi una ragione per vivere in te, trovala in me
Rose: la mia mente lotta ormai per scrivere queste poche parole
Rose: il tempo è finito, amico mio
Angelheart: no… ti supplico… no… chiama qualcuno…
Angelheart: Non lasciarti andare… parla con me
Angelheart: stringi le mie mani ti daranno forza
Angelheart: per favore
Angelheart: no

Con fatica Rose fissava lo schermo… la vista si annebbiava … le parole si confondevano… L’oblio giungeva…

Rose: d…o…m…a…n…i
Rose:  i…o    n…o…n
Rose:  c…i    s…a…r…ò  p…i…ù
Rose: m…a    s…a…p…p…i
Rose: c…h…e    d…o…l…c…i…
Rose: ssssssss… o…n…o    s…t…a…t…e
Rose:  l…e    tue  ca …re…z…z…e
Rose:
Rose: …
Angelheart: ROSE …. ROSE NO!!!!!!!
Rose: l’ultimo alito di vita
Rose: n…o...n        e…r…o       s…o…l...a
Rose: grazzzzzzie
Rose ADDIO
Angelheart: ROSE
Angelheat: Rose
Angelheart: ROSE …. NO

Sdraiata a terra Rose si contorceva … spuma del mare fra le sue labbra. Fra i fremiti… clicco’ col mouse…
Sullo schermo apparve: “Rose ha abbandonato la chat”


L'OMBRA DEL BUIO
Era l'alba ... Di lei nulla rimaneva, era stata sterminata in una notte senza luna, nel buio di un angolo di vita che l'aveva avvolta, penetrata, schiacciata contro un muro di disperazione. Un ombra l'aveva posseduta, aveva goduto di lei, in lei senza chiedere perdono.
Lui l'aveva vista nel grigiore del crepuscolo, sola nel mezzo di una via.
Le era passato accanto senza che Laura lo notasse, mentre cercava di scorgere gli ultimi raggi di un sole morente.
Aveva camminato davanti a lei, quasi a mostrarle la strada, ignaro, noncurante dei sogni che la stavano conducendo a casa. Nell'incrocio delle vie che portano all'amore, lui l'avvicinò. Laura parlò con lui gentilmente, senza che il suo cuore sobbalzasse di paura o che il suo sguardo si volgesse in cerca d'aiuto per la via deserta.
Lui sorrise a Laura, la ringraziò, la salutò ...  la trattenne, impedendole di allontanarsi fino a farle male, fino a ferirla.
L'attirò a sè.
- Senti la forza del mio corpo?-
Se solo avesse potuto vedere il suo viso ..... ma lui rimaneva nel buio ... non gli importava che lei lo vedesse.
Lui voleva bere le lacrime che le bagnvano il viso rendendo le sue labbra salate ... lui non voleva che lei sapesse chi era o il suo sguardo non sarebbe stato quello di un animale ferito, impaurito. Il profumo di lei era sulla sua pelle ora, ne sentiva il sapore in bocca, saliva fino al cervello inebriandolo
- Sai di buono, la tua pelle profuma come quella di una bambina -
Una bambina, si era una bambina che piangeva contro il muro di quella casa sconosciuta, era una bambina che gridava perchè non succedesse, che supplicava che qualcuno la proteggesse da quella immondizia ... lei voleva opporsi, oh se lo voleva e tentava di reagire ... ma non riusciva, non poteva .. quel corpo era così pesante e premeva premeva premeva ....
"Forse è solo questo che vuole" si disse ad un trattò "forse vuole solo godere dei miei baci, del mio profuno e poi .. poi mi lascerà andare ... andrà via ... Si è così .. e io ... io andrò a casa e mi laverò unaduetrequattro volte con la brusca ed il suo odore andrà via ... e io dimenticherò ... si riuscirò a dimenticare .. in fondo non c'è nulla da ricordare ..."
Ma lui non la lasciò. Non voleva che dimenticasse.
La costrinse a terra sulla strada umida e sporca ... ansante riempiva gli anfratti del suo corpo ... con voce dura e rotta le dava ordini ai quali rispondeva conscia del proprio destino: esisteva per dare piacere a lui ... a quell'ombra che la invadeva ... che diventava parte di lei ogni momento di più ... così tanto parte di lei che il momento del distacco la lasciò martirizzata. Piccolo sacchetto di rifiuti!
E poi d'improvviso quel bagliore accecante ... la luce ... si ritrasse violentemente ... non voleva che la toccasse, non voleva che le mentisse ... ora sapeva ... sapeva che non avrebbe mai dimenticato ... sapeva che l'ombra era dentro di sè ora ... che nessuno poteva lavarlo via ... non voleva che le mentissero, che la smettessero di dirle che tutto sarebbe tornato come prima ....
Era l'alba ... Di lei nulla rimaneva, era stata sterminata in una notte senza luna, nel buio di un angolo di vita che l'aveva avvolta, penetrata, schiacciata contro un muro di disperazione. Un ombra l'aveva posseduta, aveva goduto di lei, in lei senza chiedere perdono.
 

 
   
Immagini (a cui tengo particolarmente)
 

Cimitero ebraico di Ferrara (1)

Cimitero ebraico di Ferrara (2)
 

Croce di sangue in una chiesa parigina...

A Parigi...
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