Dunque... quello che mi è stato chiesto da molte persone prima della data vicentina dei Diary Of Dreams è stato: “Ma che cavolo ci vai a fare?”. Questo perché non ho mai nascosto una certa antipatia per gruppi del genere, che impersonificano a livello estetico e musicale ciò che proprio non ho mai sopportato nel goth. Ma le ragioni per vederli, comunque, c'erano eccome. Il poter rincontrare amici che non si vedeva da tempo, il fatto che comunque mi trovavo in Veneto (e quindi relativamente vicino) e, non ultima, la curiosità di vedere se un live act dei Diary Of Dreams potesse farmi cambiare opinione sulla loro proposta.
E' quindi con curiosità, più che con entusiasmo, che mi avvio con consorte e compagni di viaggio verso il "Midian" di Vicenza, posto che tra l’altro non avevo mai visto.
Appena entro nel locale mi si stampa subito il sorriso in faccia: ammetto di subire tuttora il fascino dei club dove si suona dal vivo che hanno un entrata semi-nascosta e che obbligano a scendere delle scale. Che ci devo fare? Ognuno ha le sue manie, no? :-)
Il "Midian" mi si presenta come un piccolo club molto raccolto, dalle tendenze alquanto metallozze (a vedere dai manifesti appesi qua e là) ma comunque carino. Forse non proprio adatto per i concerti, soprattutto per alcuni dettagli (la macchina del fumo è appesa al soffitto al centro della
sala, cosa che, quando la stessa si mette in funzione, invece di creare l'effetto desiderato riempie di fumo più il pubblico che il palco...) ma sono piccoli dettagli che hanno poca importanza.
E' quasi mezzanotte quando i Diary Of Dreams entrano sul palco. E subito una sorpresa: ma chi diavolo è sto tizio?! Alla chitarra infatti c’è un ragazzo agghindato in maniera batcave/deathrock che più non si può, con tanto di crestina, muscoli marcati col trucco alla Daniel Ash primo periodo e pose da palco simil punk... ma ditemi voi cosa c'entra?! Della serie: ”Volevo essere nei Cinema Strange ma son qua”... Anche perché il suo ruolo è tutt'altro che primario: sì, è vero, fa delle parti di accompagnamento qua e là, ma mi sembra che la maggior parte del tempo lo passi a posare per le varie foto... vabbeh, de gustibus... fuori luogo, comunque.
Lo show inizia tra gli applausi di un pubblico non molto numeroso a dire il vero, ma comunque interessato e partecipe. Le ovazioni si sprecano, non solo durante le hit del passato, ma anche sui brani dei due più recenti album in studio da cui hanno attinto gran parte della scaletta. Il cantante ha piena padronanza del palco, gioca a fare il sornione a destra e sinistra e magnetizza lo sguardo dei presenti. Molto carismatico, non c’è che dire. Ma non è il mio tipo di “carisma”, e quindi ho il tempo di fare caso ad alcune cosette che mi sono piaciute assai poco...
Dunque, capisco che spesso dal vivo, per compensare la mancanza di elementi, si ricorra alle basi preregistrate, ma personalmente ritengo squallido vedere tastierista e
percussionista fare praticamente da tappezzeria lasciando il grosso alle basi e sfiorando saltuariamente i loro strumenti. Non so, mi puzza di finto, di costruito, ed è forse questo che mi ha lasciato un po' d'amaro in bocca... Il tutto è sembrato privo di quella carica emotiva che mi aspettavo, molte pose precostruite, molte strizzate d'occhio ai ritmi danzerecci, qualche citazione ultra darche e via.
Devo ammettere però che, effettivamente, ero tra i pochi vederla così. Escludendo alcuni soldati americani presenti (la base usa di Padova è a pochi chilometri) che avrebbero urlato e ballato a prescindere da chi fosse salito sul palco, il pubblico sembrava soddisfatto, cosa che mi fa pensare che forse il problema sono io che non riesco a recepire questa tipologia di musica.
Il tempo di un ultimo bis e i nostri se ne vanno dal palco tra gli applausi generali. Che dire? E' stato un bel concerto? Sicuramente si. Mi è piaciuto? Assolutamente no. Quando si dice la soggettività...
Prima di concludere, un plauso all'organizzazione veramente efficiente e gentile con i presenti, ed al lato “umano” dei Diary Of Dreams, che hanno speso molto tempo dopo il concerto nel firmare autografi, fotografie e chiacchierare col pubblico.
Come dice spesso un mio amico: “I grandi si riconoscono anche da questo”. Della serie: possono non piacere, ma...
[Recensione di
Max "13-34" per Erbadellastrega.it - Novembre 2002. Per le foto ringraziamo Wintergarten]
 
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