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° SCARLET'S REMAINS - "Scarlet's remains" [Dark dimensions, 2005]
Ora... un attimo... devo essere obiettivo... no, non posso. Non posso essere obiettivo di fronte a cose così, o forse lo sono ma la gente non mi crede. E quindi, dato che mentire non mi riesce granchè, dirò la verità. Tutta la verità, nient'altro che la verità. "Dica: lo giuro!". Lo giuro. Allora, partiamo subito con le premesse. Il disco è prodotto da Barry Galvin (alias Bari Bari e se non sapete chi è o siete nuovi della scena, quindi giustificati, o vergognatevi di voi stessi) che ha anche investito non poco in questo combo, dato che in origine le sedute di registrazione dovevano portare solo ad un demo con una manciata di tracce, e invece ci troviamo di fronte
ad un Cd della madonna... Azz, ho già detto Cd della madonna... vabbè, fa niente. Poi: al basso troviamo un certo Johan Shumann, che ha suonato con gruppi semi-sconosciuti negli '80 e primi '90 (sì sì, roba da poco, tipo Christian Death e Mephisto Walz, di cui è stato anche fondatore assieme a Galvin). Alla batteria Tony Havoc (Hatesex, Voodoo Church mk2, Fear Cult...) e Brian Elizondo (Voodoo Church mk2) alla chitarra. Ma il posto d'onore lo lascerei a Eveghost, cantante eccezionale che ha ridato senso al mio modo di ascoltare e sentire una cantante deathrock. Cazzo, sì, perchè si parla di deathrock con le palle. Niente fronzoli, niente creste messe lì solo per mascherare vuoti enormi, niente concessioni all'easy listing, niente pezzi adatti ai dancefloor ibridi ('sta roba va pogata o ballata solo da chi si sveglia e dice "massì, oggi metto su "Dreams for the dying") o roba del genere. Davvero questo disco sembra essere uscito direttamente dalla prima metà degli anni '80, precisamente dall'America, meglio se da Los Angeles o dintorni quando per pochi adepti era possibile andare in un club e beccare i Christian Death di Rozz o le Superheroines lanciarsi in uno dei loro concerti al fulmicotone (brevi, incazzosi, intensi, diretti). Non posso non rimanere folgorato da brani come "1492" o "Hope against hope" (dove si sente non poco la mano del Sig. Galvin in sede di produzione: non posso non amare quell'uomo) o la mastodontica "That was a lie", o "Metall heiligenschein"... Dio, davvero, forse mi servirà del tempo per trovare la canzone che spicca, ma in questo caso non è una cosa negativa dato che TUTTO il disco è ad altissimi livelli, ridando finalmente vita ad un genere dimenticato per anni, che ora invece sta subendo un'inflazione di mediocretà spaventosa. Fa pensare solo il fatto che, per rimettere le cose a posto, debbano sempre scomodarsi i "grandi vecchi" e vabbè... grandissimo album. Grandissimo. Allucinante ghosttrack. Grafica essenziale. Ottima produzione. Bei testi. Ancora, please... [Max 13-34]
Sito web:
www.scarletsremains.com
 
° KIRLIAN CAMERA - "Coroner's sun" [Trisol/Audioglobe, 2006]
Kirlian Camera non è più una band, ma un istituzione. Kirlian Camera ha sempre intrapreso un cammino personale nella ricerca di soluzioni sonore in ambito electro/industrial. Kirlian Camera è sempre un sinonimo di qualità assicurata. Si può parlare di album minori o eccelsi, ma mai di veri e propri passi falsi. E non fare passi falsi (anche il periodo di Ocean, all'epoca, aveva un suo perchè) in venticinque anni di carriera non è cosa da poco. Quindi, detto questo, potrei chiudere. Ma non lo farò, perchè forse alcuni di voi ancora non hanno ascoltato il disco, e vorrebbero saperne di più... bene! Cominciamo col dire che questo nuovo lavoro di Bergamini è più
simile ai Siderartica, il progetto solista di Elena, ormai punto chiave nelle composizioni dei KC. Con questo intendo dire che stavolta, più che in passato, la melodia e le smussature sono andate a sostituire le stilettate di acciaio di brani come l'intensissima "Eclipse". Il sound si è fatto più morbido e di facile ascolto, e non intendo smaccatamente più commerciale, bensì meno ostico. manca forse quella tensione continua che fluttuava sui lavori precedenti (e parlo anche del recente passato, come "Still air" ad esempio), il tutto a favore di composizioni meno gelide e più, passatemi il termine, umane. "Beauty as sin" ne è un esempio, ma anche tracce bellissime come la stessa title track. le virate in ambito techno dance di "Kaczynski code", seppur stridendo un pò con il resto dell'album, danno un senso di completezza maggiore al lavoro, che come quasi tutta la produzione di Angelo vanno visti più come opere a se stanti piuttosto che semplici raccolte di canzoni. Se tutto questo sia un bene o un male non sta a me dirlo. Di certo superiore alla media attuale, anche se non me la sento di definirlo "uno tra i migliori dei Kirlian Camera". In allegato, un Cd con remix e outtakes dal precedente "Invisible front". Disponibile in versione box in doppio digipack a5, bonus Cd, booklet adesivi, poster, ecc... limitato a 2000 copie (dicono tutto esaurito ma se cercate nei negozi ancora avete delle chance) e in doppio digipack con bonus Cd e poster (3000 copie). [Max 13-34]
Sito web:
www.kirliancamera.com
 
° EVERY NEW DEAD GHOST - "The final ascension - a retrospective '88-'92" [S.r., 2005]
I ragazzi della Strobelight continuano la loro scelta per il goth duro e puro. E non paghi di essere una delle etichette "nuove" che sforna lavori di ottime band emergenti, butta sul mercato compilation interessanti che vanno a tirar fuori dalla storia del goth nomi importanti e troppo spesso dimenticati. Ma questo non poteva bastare e quindi ecco qua una nuova collana, questa "The essential", che si ripropone di riportare alla luce una serie di band minori ma non per questo non valide. Il primo gruppo preso in esame sono i leggendari Every New Dead Ghosts, inglesi (Nottingham) attivi a cavallo tra gli '80 e i '90 (uno dei periodi più buii della scena goth in quanto uscite, interesse
del pubblico, ecc...) che pubblicò nell'arco di 5 anni tre dischi, un live ed una manciata di singoli. A capo del combo c'era Trev Ghost , leader dei Midnight Configuration (che, parere personale, non hanno mai avuto nemmeno un grammo della bellezza marcia degli ENDG) e capoccia della Nightbreed, ed è proprio lui a curare le note biografiche all'interno del booklet. I brani fondamentali ci sono tutti, da "Miranda" a "Hope cemetery" da "Obvious" a "She's waiting" (dio, quanto amavo quella canzone!!!) per un'ora di puro, sano goth rock venato di attitudine stradaiola e, perché no, punk (impossibile non sentire odore di Killing Joke qua e là). Inclusi anche due videoclip, bruttini a dir la verità, ma che hanno comunque valore storico. Una compilation che farà la gioia di chi a fatica aveva recuperato qualche vinile distrutto e che potrebbe essere per i neofiti un buon punto di partenza alla riscoperta di un certo periodo storico. Consigliato. [Max 13-34]
Sito web:
www.strobelight-records.com
 
° ARTICA - "Plastic terror" [Decadence records, 2006]
Non so se vada di moda, ma le band valide ultimamente hanno il vizio di scomparire per anni prima di dare alla luce un nuovo prodotto. Penso a Chants of Maldoror, Cinema Strange, a molti altri insomma, che a volte ingannano il tempo con ristampe e cose simili, ma che si fanno attendere, accrescendo la curiosità negli appassionati. Dicevo... Erano molti anni che si attendeva il ritorno dei capitolini Artica e, finalmente, eccoli qua. Rinnovati e con una nuova carica, i nostri si ripresentano prepotentemente sulla scena con undici tracce potenti e dense di emozioni. A partire dall'opener "Black eyes" i giochi sono chiari. Suoni carichi, pieni, chitarre in primo
piano che scandiscono riff quadrati accompagnati da drumming tribale e tastiere atmosferiche. Su tutto questo, la voce calda ed arrabbiata di Alberto che, è inutile negarlo, risulta diversa rispetto al passato sia per l'utilizzo, sia per il cantato in inglese (solo due le tracce in italiano per questo nuovo lavoro). Spariti i legami diretti con la darkwave, abbiamo a che fare con sonorità più "alla Moonspell" per intenderci. Produzione eccelsa, suoni molto curati, canzoni valide e attitudine convincente. Non potevo aspettarmi un brutto lavoro da veterani come loro, ma ammetto che la sterzata è netta e non c'è da stupirsi se questo disco dividerà i fan degli Artica. Molti più occhiolini al metal odierno, molti meno sguardi alla darkwave che fù. Se questo sia un bene od un male sta al gusto personale, di sicuro questo lavoro aprirà molte nuove strade ai nostri, sia in Europa (grazie al cantato anglosassone) sia nella frangia più vicina al gothic metal ed affini. Un buon lavoro, ma personalmente preferivo gli "altri" Artica. De gustibus... [Max 13-34]
Sito web:
www.articaweb.it
 
° CLAN OF XYMOX - "Weak on my knees" [Pandemonium/Audioglobe, 2006]
Atteso da molti, il nuovo mini Cd degli Xymox può essere inteso in molte maniere. Un riempitivo tra un album ed un altro? Una occasione per vedere se la strada intrapresa dai nostri recentemente continuerà ad essere battuta a sfavore delle cose più "vecchiotte"? Un modo per spillare soldi all'appassionato di turno? Un regalo interessante per i fans? Non so, direi un po' di tutto questo. Il mini si compone di quattro versioni della title track (originale e tre remix, Azoic Remix, Dimitri NI Mix e Grendel Remix), di un inedito ("Calling you out") e di un ripescaggio (una versione nuova, risuonata di "Michelle" più un remix della stessa, il Deep In pain Remix by
Destroid). Al tutto va ad aggiungersi una traccia video, il clip di "Weak in my knees", appunto. Nulla di che, molto amatoriale e noiosetto, invero. Le tracce nuove non aggiungono nè tolgono nulla al Clan dell'ultimo corso, con forti sferzate di ebm sulla classica matrice gotica del gruppo. I remix sono tutti abbastanza buoni, quanto a mio parere superflui. Avrei preferito un singolo, a dirla tutta. La versione nuova di Michelle... mhmm... preferivo l'originale, questo vestitino lucido nuovo nuovo che sa ancora di plastica non mi convince in pieno, ma il brano è buono di per se, quindi... Il problema è solo uno, a mio avviso. E puntatemi pure i fucili addosso. Sbaglio o mi trovo di fronte agli Xymox, piuttosto che ai Clan Of Xymox? Sbaglio o la loro forza era anche l'eclettismo delle composizioni, capaci di passare con nonchalance dalla malinconia alle melodie ariose, seppur decadenti? Non è un brutto mini, questo degli Xymox, ma mi sembra davvero di sentire la stessa canzone da parte loro. La stessa che il volenteroso Ronnie tira fuori, cambiando titolo e qualche arrangiamento qua e là. Di sicuro non deluderà lo zoccolo duro dei fans, perlomeno quelli che hanno digerito la sterzata electro. Ma non so, davvero, se la cosa possa interessare ad altri. Forse è solo una prospettiva sbagliata la mia, ma vi giuro che non sono di quelli che "gli Xymox sono morti negli '80" perchè a loro modo anche Hidden Faces e Creatures mi piacquero molto. Ma comincio a sentire un retrogusto strano... [Max 13-34]
Sito web:
www.clanofxymox.com
 
° DAS ICH - "Cabaret" [Massacre/Audioglobe, 2006]
I Das Ich sono arrivati. punto. Nel senso che hanno finito la benzina, hanno esaurito le idee, rincorrono il fantasma di loro stessi, trovano pezzi di loro stessi sparsi in giro, li incollano, gli danno una botta di vernice ma il risultato è grottesco, più che originale. Anni di esperienza, dischi che hanno fatto scuola, concerti convincenti... tutto al cesso, ridicolizzato e polverizzato da un uscita che definire ovvia e inutile, per non dire BRUTTA è poco. Non posso accettare questa accozzaglia di canzoncine buone solo per far ballare qualche ragazzino che non abia un minimo di gusto musicale. Non hanno più voglia di fare dischi? che si buttino sui remix e sulle produzioni
allora... ecco, questo potrebbe essere un disco di remix, perchè i suoni ci sono tutti. Mancano semplicemente le canzoni. Un disco fatto per vendere? Non so, ma chi se la compra una ciofeca del genere? Pessimo. Un'altra colonna è crollata. [Max 13-34]
Sito web:
www.dasich.de
 
° VIOLET STIGMATA - "Dyskronik circus [Pandaimonium, 2005]
Giuro che ci ho provato. Lo giuro. E loro sono simpatici, dei ragazzi davvero a posto. Ma nonostante i miei sforzi, 'sto disco proprio non l'ho digerito. Ma per niente. Troppo lungo, troppo inconcludente, pieno di intro, outro, pezzi minori, soluzioni sonore che spaziano dal banale all'ovvio... Non basta scopiazzare qua e là qualche gruppo deathrock, fare l'occhiolino a Tilo Wolff, infilare un po' di elettronica che fa sempre trendy, cantare i soliti testi, qualche chitarra pesante qua e là e miscelare il tutto per avere un disco decente. No, non basta. E giuro che ci speravo. Perchè dieci anni di carriera vorranno pur dire qualcosa. Perché i dischi precedenti, pur non
essendomi piaciuti, mi davano l'impressione di poter dare vita a qualcosa di interessante, prima o poi. Ma così non è stato. Inutilmente pomposo e borioso mi ha tediato alla morte e lo avrebbe fatto ancora, finchè al terzo ascolto ho deciso di gettare la spugna. Davvero non ci ho trovato nulla di buono. Se a voi dovesse succedere il contrario scrivetemi, potrebbe nascere un'amicizia... ma credo che resterò da solo. [Max 13-34]
Sito web:
www.violet-stigmata.com
 
° DER BLUTHARSCH - "When did wonderland end?" [WKN/Audioglobe, 2006]
Ho sentito molte opinioni contrastanti su questo lavoro prima di averlo tra le mani, e la cosa non è male. Mi hano detto tutto ed il contrario di tutto, cosa che mi ha permesso di immergermi nell'ascolto senza pregiudizi di sorta. Il fatto poi di non essere un fan sfegatato di cicciobello Albin, forse, mi distacca ancora di più da tutto il discorso che gira attorno alle note, permettendomi di concentrarmi solo sulla musica. E devo dire che, davvero, questo lavoro è buono! Si nota la voglia di Julius di uscire dagli schemi tipici di Der Blutharsch. Non viaggiamo più in ambito prettamente ambient/industriale/marziale e chi più ne ha più ne metta, dato che siamo
al cospetto di una vera e propria band (!!!) con Albin alla voce, synth e percussioni, Bain Wolfkind ai cori, chitarra e percussioni, Joerg B. alla chitarra e al basso e la brava Marthynna alla voce. Dodici canzoni vere e prorpie dunque, tra le quali una versione di "Frost flowers" dei Death In June (risalente al periodo di Take care and control, ovvero quando Douglas e Cicciobello collaboravano: dite quello che vi pare, ma per me resta un grandissimo disco). Al solito, niente titoli sui loro dischi. Si comincia con un intro classica, per sfociare in una malinconica e soffocante marcia funebre, molto incisiva, ma la sorpresa arriva con la traccia 3, molto, molto, molto wave (giuro!!!) dolce e malinconica, quasi in antitesi rispetto alla traccia seguente, che ricalca i percorsi più marziali del combo, anche se i tentativi di rinnovare il sound con innesti più "vivi" ci sono e sono efficaci. Un soffio acustico per la titletrack (la traccia 5) apre la già citata rilettura di "Frost flowers", con Marthynna alla voce. La traccia numero 7 è un po' anonima, ma il tiro viene corretto e raddrizzato nella traccia 8, dal sapore vagamente... uhm...western metropolitano? Stessa scia viene seguita anche dalla traccia 9, seppur con innesti wave davvero sorprendenti (anche se l'odore di Morricone è davvero forte... molto forte). La traccia 10 è un inciso che ci accompagna verso la finale, violenta, undicesima traccia, dove basso distorto e ritmica incalzante la fanno da padrone. Parte la coda, ovvero l'outro, ma il minutaggio è lungo, troppo.... C'è puzza di bonus track... e infatti c'è... ma.... non me lo sarei mai aspettato!!! E' noto l'amore di ciccobello nei confronti del bel Paese, ma non avrei mai pensato che sarebbe arrivato addirittura a coverizzare "La barca" di Adriano Celentano!!! Simpatica (a causa della calata crucca del nostro, che ovviamente qui canta in italiano) ma terribilmente catchy, fa sorridere e dà una prospetiva diversa al modo di intendere Der Blutharsch. In definitiva non so cosa potranno pensarne gli adepti stretti ma, secondo me, un album così fa ben sperare per un futuro florido. Albin ha fatto centro, that's all. ;-) [Max 13-34]
Sito web:
www.derblutharsch.com
 
° GARDEN OF DELIGHT feat. LUTHERION - "Lutherion 2" [Trisol/Audioglobe, 2006]
Non li ho mai amati e questa seconda parte del comeback non è che mi entusiasmi granchè, anzi.... Accompagnato da un bel digipack curatissimo, questo Cd è una cagata pazzesca. Tutti i clichè più ovvi del gothic con strizzate d'occhio al metal (più metal che gothic) sono qui esposti in carrellata trionfante (???). Due palle infinite, con il solito pomposo Artaud che goticheggia stronzate a destra e sinistra mettendo a dura prova il mio sistema nervoso. Non capisco davvero come roba del genere possa essere pubblicata, ascoltata, comprata, promossa... giuro quando scomparvero ero felice come una pasqua, ora meno. Ma nessuno obbliga ad ascoltare
un disco piuttosto che un altro. Il secondo Cd, un live, non cambia di una virgola le mie idee a riguardo... Non me ne vogliano i fans del Giardino delle Delizie, ma proprio non l'ho digerito. NoiaNoiaNoia.....per nove brani, tre remix e 15 pezzi live... bah... [Max 13-34]
Sito web:
www.garden-of-delight.com
 
° IN STRICT CONFIDENCE - "Where sun & moon unite" [Minuswelt musikfabrik, 2006]
Nuovo Ep per gli In Strict Confidence. Questo dovrebbe già bastare a tutti i fans del combo, ma scendiamo nel particolare... Pensato come apripista dell'imminente nuovo lavoro "Exile paradise", questo Ep di dieci brani raccoglie molti remix di brani già editi oltre a qualche inedito. Dato il mio scarso amore nei confronti dei remix, mi concentrerò di più sulle tracce nuove... tracce dal quale si evince la voglia dei nostri di correggere un po' il tiro rispetto alle uscite precedenti. Molto più catchy (dire commerciale sembra essere reato in questo ambiente) rispetto al passato, le melodie si fanno (fin troppo) zuccherose, con voci femminili in bell'evidenza su
quasi tutte le tracce. Cala l'aggressività (ma c'è mai stata?) a favore della ballabilità facile, e non è detto che la cosa sia per forza negativa. Anche se la sensazione di "incompiuto" prevale, alla fine non mi resta che rimandare il tutto all'scita del nuovo album. Non so di preciso dove i nostri si stiano dirigendo, spero solo che si schiariscano le idee per non venire risucchiati nel marasma di band tutte uguali che affollano il mercato. Digipack apribile con confezione a dir poco splendida. [Max 13-34]
Sito web:
www.instrictconfidence.com
 
° SUPREME COURT feat. FEINDFLUG - "We'll f*** you up!" [Black rain, 2006]
Annunciata come LA collaborazione del 2006, questo mini Cd di 4 tracce mi sa più di riempitivo che di vero colpo di scena. Se l'idea di base era buona (ovvero avere un supergruppo con le due band che collaboravano attivamente alla stesura dei 4 brani piuttosto che mettere brani propri a mò di split), il risultato non sempre è quello desiderato. Si parte bene con "Disappointment overdose", che rimanda direttamente al suono tipico dei Feindflug. Pecca della traccia è l'eccessiva lunghezza e prolissità, ma sono certo che i Dj più abili sapranno estrapolarne le parti migliori nei loro passaggi per i dancefloors. Scarsine invece sia "Never ending lie", sia
"Kampfbereit", due brani dove le band non sembrano aver trovato il giusto equilibrio tra loro, mischiando un po' di tutto, dall'harsh alla melodia con risultati altalenanti. Ci si risolleva con l'ultima traccia, "Selbstjustiz", anche se l'odore eccessivo di già sentito è forte, tra marcette, orchestrazioni e roba varia. In definitiva un acquisto buono solo per i completisti o per i fan sfegatati, per gli altri passerei oltre. [Max 13-34]
Sito web:
www.supreme-court.tk
 
° LEAETHER STRIP - "After the devastation" [Alfa matrix/Audioglobe, 2006]
Qualche anno fa il Danese Claus Larsen, deus ex machina dei Leather Strip dichiarò "torneremo con un massacro elettronico" e, alla fine, lo hanno fatto. La versione che ho tra le mani è quella doppia (esiste anche una versione deluxe con 3 Cd, adesivi e roba varia) e bisogna ammettere che 24 canzoni per una nuova uscita sono tantine. Cosa che, inevitabilmente, fa in modo che in mezzo al mucchio ci siano anche pezzi minori (molto minori...) ma ciò non toglie che il lavoro riporta uno dei nomi cardine dell'ebm primordiale ai fasti del passato. E se non proprio a quei livelli, poco ci manca. Non ci sono concessioni eccessive per i dancefloor che strizzano l'occhio
all'hardcore et simila, qua si naviga all'incirca nell'ebm classica, cadenzata, claustrofobica, ossessia. I testi sono sempre schietti e crudi ed è chiaro quanto l'11 Settembre abbia influito nel modo di scrivere di Mr. Larsen ("Gaza strip" o "Suicide bomners" ne sono un esempio) ma si spazia anche nel sociale, come con "A boy", dove viene toccato l'argomento riguardo la prostituzione infantile, o "Homophobia" (il titolo è tutto un programma... ovviamente NON è antigay). Insomma, niente occhietti languidi alla gotichetta latexvestita nel party, al club gotico di tendenza, bensì la cruda realtà quotidiana, accompagnata da suoni martellanti ed ossessivi. La voce è sempre filtrata ed effettata come ai vecchi tempi... ecco, diciamo che non ci sono innovazioni particolari, ma solo una serie di nuove canzoni nel suo/loro stile. Con una manciata di potenziali hit che potrebbero spopolare nei dancefloor ("Slam", "Junkie do junkie die" (contro l'eroina, ovviamente) "Suicide bombers"...) questo disco segna il ritorno di una grande band che, finalmente, riporta delle liriche decenti in un genere che si è "colorato di rosa" fin troppo a mio avviso. [Max 13-34]
Sito web:
www.myspace.com/leaetherstrip
 
° A SPECTRE IS HAUNTING EUROPE - "Flames" [Simulacre, 2006]
"Flames", il nuovo lavoro degli A Spectre Is Haunting Europe, non è un album facile. Meno diretto del precedente "Astonishing tales of the sea", lontano anni luce dal frivolo e mondano post punk proposto dai "giovani d’oggi", poco indicato ad essere consumato senza la giusta attenzione. Certamente il Cd non difetta di tracce danzereccie come il classico incedere post punk di "This old oscillator" o la tribale "Media fire!" (che ricorda vagamente i primi Cure anni settanta), ma è senza dubbio nella corposa porzione flemmatica del lavoro in cui sono nascoste le vere perle. Innanzi tutto l'opening track "Hospital problems", che potete sentire sul
sito di Myspace dedicato alla band, è un ideale mix di nervoso post punk e romatica wave impreziosita da un tenue intervento pianistico durante il refrain. "L'exotique!" è invece una canzone trasognata, in cui i già citati rimandi ai primi Cure vengono catapultati nel ventunesimo secolo affinati da una esemplare amalgama tra gli strumenti. "Future forensics", infine, è il passaggio più sperimentale dell'intero album dove il post punk viene plasmato fino ad ottenere un voluttuoso tango che non ha nulla a che spartire con gli esiti meno eleganti ottenuti in campo batcave (Deadfly E./Cauda Pavonis). A questi punti di eccellenza del Cd si affianca una restante parte onirica ("XpornographX"), cupa e psychedelica fino a superare il confine della noia nella lunga "Me, asthma". Concludendo, album non indicato a chi vuole da un supporto fonografico "tutto e subito" ma a chi ha la pazienza di... "saper ascoltare con calma". [Mr.Moonlight]
Sito web:
www.aspectreishauntingeurope.com
 
° 1919 - "Dark temple" [We must mutate, 2005]
Della serie, come accogliere una notizia con gioia dimenticandosi di attaccare i fili della razionalità, rimanendo poi schiacciati dalla cruda verità. Ecco, appunto. Quando mi dissero che i 1919 si erano riformati, sono saltato sulla sedia. Mi piacevano e non poco. Quella manciata di canzoni  pubblicate nei primi anni '80 mi avevano fatto compagnia in più di una notte postpunkettara, quindi non potevo che essere felice del ritorno sulla scena di un nome così (dai, chi non conosce "Cry wolf"?). Ma gli anni passano, i figli crescono, le mamme invecchiano... a parte che dei 1919 rimane solo Mark Tighe, quindi si parla più di un nome che di altro. A parte che di post
punk qua non c'è nemmeno la puzza. A parte che le soluzioni musicali modello rock-industrial a cavallo tra gli '80 e i '90 devono essere fatti bene per non risultare tutti uguali. A parte che di "scherzo che uccide" ce n'è solo uno, gli altri sono fuffa ed aggiungersi alla lista della fuffa è quantomeno inutile... A parte tutto che devo dire? Che le sei tracce nonostante tutto non sono proprio sono male ma... Il suono l'avete capito, i 1919 storici dimenticateli e... beh, insomma, serviva proprio tutto questo? Ne potevamo fare a meno, no? [Max 13-34]
Sito web:
www.19-19.com
 
° JOY DISASTER - "Demo 2005" [autoprodotto, 2005]
La Francia... che posto splendido... nonostante alcune esperienze personali mi abbiano più volte fatto pensare che i francesi non siano delle ottime persone, altrettante esperienze mi hanno insegnato il contrario, ricordandomi che "tutto il mondo è paese" e che "fare di tutta l'erba un fascio" è sempre e comunque sbagliato. La Francia, dicevo... La Francia è stata la terra che ha dato alla luce una serie di band eccezionali negli anni, partendo dai Neva passando per i Clair Obscur e via dicendo. Al pari se non meglio della tanto osannata Germania, ha saputo incarnare al meglio alcune diramazioni della new wave oscura, facendola sua e donandole un
trademark tutto particolare. Non sempre è così, ovviamente, ma nonostante tutto questo Cd mi piace. Si, mi piace ascoltare cose del genere, soprattutto se fatte in un certo modo. Non mi stupirei se dietro ai Joy Disaster si nascondesse una ex cover band del Sig. Curtis... un po' per il  nome, un po' per i rimandi diretti alle sonorità del leggendario combo inglese. Basta sentire le linee vocali del refrain dell'accattivante "Falling angel" o il furioso attacco post punk di "Artemis". Ma non si vive di soli Joy Division e i nostri lo sanno bene. E allora Le melodie ultracatchy di "Hang around" potrebbero essere un potenziale singolo di successo nelle charts alternative, così come vedrei bene una bellissima "Human robots" riempire la pista di un dark dancefloor che sia dark e non cocoricò-oriented... Niente male, assolutamente. I nostri hanno ripreso in mano, un po' come i Rapture, gli Interpol e compagnia bella (anche se con sfumature meno easy) una serie di "insegnamenti" risalenti ad una ventina di anni fa, lustro più, lustro... niente... li hanno aggiornati e li stanno portando avanti. Nulla di nuovo sotto il sole? No, ma riletture così non possono che far ben sperare per un medio mainstream migliore. Rimetto "Black old thief" e via... bel dischetto. [Max 13-34]
Sito web:
www.joydisaster.com
 
° CRYPTCHA - "Sorrows away" [autoproduzione, 2005]
I CryptCha sono una band di Francoforte attiva dal 2001, anno nel quale il membro fondatore Steven Sader ha avviato il suo progetto musicale che si è concretizzato quattro anni più tardi con questo esordio sulla lunga distanza. La prima canzone "Ware your black" può senza dubbio depistare l'ascoltatore sulla musica proposta dal gruppo: se infatti la opening track è la composizione più vigorosa  e wave-rock del lavoro caratterizzata da chitarre in evidenza, con la tittle track i Cryptcha mettono bene in chiaro le proprie direzioni musicali. "Sorrows away" è distinta da un delicato connubio di elettronica fredda, strumenti classici, tra i quali spicca il violino
ottimamente suonato da T. Thomasberger, e vocalizzi dei due singer: il mastermind  S. Sader e la darklady Tyrae. La formula musicale descritta si ripete con risultati notevoli, sia in termini di originalità che di armonia, con le successive "Cryptcha love", "Dance", "The evil ones" e, soprattutto, "I don’t know why", la canzone più elegante del lotto con il suo incedere triste e prettamente autunnale. Questo mood romantico e tipicamente coldwave che delinea tutto l'album è però spezzato, erroneamente, da tracce totalmente fuori contesto come "That's life" ed il remix di "I don't know why" dove l'electro prende il sopravvento e la presenza del violino rimanda in tutto e per tutto allo stile Cruxshadows. Tirando le somme, i CryptCha, già presenti in sampler di riviste quali Astan e Dark Spy, hanno tutte le carte in regola per diventare esponenti di spicco della scena coldwave teutonica…anche senza le incursioni in territori electtro-pop danzerecci. [Mr.Moonlight]
Sito web:
www.cryptcha.com
 
° KILLING JOKE - "Hosannas form the basement of hell" [Cooking vinyl, 2006]
Lo scherzo che uccide ogni tanto torna nelle nostre vite e ci tende un tranello perché è sadico ed infimo. Lo scherzo non ha mai smesso di giocare ed è talmente burlone che ha chiamato due dei suoi figli come se stesso, confondendo non poco le idee a chi non lo conosceva... ma lui è fatto così. Scherza e non scherza mai leggero. Lo fece per un po' di tempo, una ventina di anni fa, ma non gli venne bene e non si divertì granchè. E allora giù a inventarne di nuovi... e siamo nel 2006 e tanti, molti, hanno cercato di copiare i suoi trucchetti in tutti questi anni. Ma sono praticamente tutti scomparsi, autouccidendosi con le loro stesse mani, fucilati a morte
nelle piazze o semplicemente abbandonati in un cassonetto dei rifiuti. Lui, invece, no. Lui resta sempre qui e non smette mai di stupirci e di deliziarci, perché cambiano le sfumature ma i suoi folletti sono sempre loro e non tradiscono. Un gioco diviso in nove fasi, che comincia con "This tribal antidote", diretto come un pugno nello stomaco, che ricorda non poco "Extremities" e poi "Hosannas", veloce e schietta come una frustata nello stomaco durante un inseguimento (o una fuga? Chi è vittima e chi carnefice?) e il momento grandioso ed orchestrale di "Invocation" che ci ricorda non poco come uno dei passatempi preferiti del folletto dall'ugula d'oro sia organizzare scherzi grossi per tante tante persone che tengono in mano strumenti musicali di ottone, legno e, solitamente, vestiti come pinguini (ho detto pinguini?... vedi che c'è sempre un nesso?). Poi "Implosion", che potrebbe essere una danza del fuoco o un fuoco danzante, solo che se una volta c'era la legna ora c'è il lanciafiamme... "Majestic" e "Walking with gods", dove lo scherzo assume connotati più asfissianti e somiglia alle invenzioni dello Scherzo più recenti... prima di buttarsi nel labirinto (siete spaventati? Vi state perdendo? Ritornerete mai?) di "Lightbringer", uno scivolone nell'ovvio (nessuno è perfetto ed io sono nessuno? Uno? Centomila?) con "Judas goat" e finale epico con "Gratitude". E quindi lo scherzo dove ci porterà? Non lo so ancora, perchè non sembra essere finito quì. Lo scherzo che uccide è stato dato per morto mille volte ma è sempre resuscitato o, forse, non è mai morto davvero, semplicemente cambiava vestito per non farsi riconoscere, per sfuggire alle ovvietà che lo circondavano, per tornare ogniqualvolta ci fosse bisogno di dimostrare quanto LUI sia davvero il più grande in quello che fa. E prende distintamente (o indistintamente) in giro tutti. Punx, metallari, goth, alternativi... tutti convinti che LUI stia dalla loro parte. Mentre lui semplicemente sta sopra. Grandissimo, unico Scherzo che Uccide. Inimitabile e inarrivabile. Ci fotterà ancora, lo so. E' sempre così. Maledetto... [Max 13-34]
Sito web:
www.killingjoke.com
 
° CANAAN - "The unsaid words" [Eibon records/Audioglobe, 2006]
Sono passati quattro anni da quella gemma che fu "A calling to weakness". Quattro anni di attese che mi avevano lasciato in bilico... Torneranno? Saranno in grado di restare a quei livelli? Domande che hanno avuto risposta positiva, dato che il nuovo lavoro del combo meneghino si pone nettamente al livello dei suoi predecessori se non addirittura superiore. Dopo l'introduzione di "The wrong side of things" è compito di "This world of mine" aprire i cancelli di un mondo rarefatto, grigio e affascinante. Emotivi e con passo lento scivolano le sedici tracce del lavoro, tra doom (di classe però, non le pacchianate nordeuropee che spesso, troppo spesso,
invadono il mercato), ambient e guizzi psichedelici. Ho amato ogni singola nota di questo lavoro, dai quattro "frammenti" dai sapori malinconici, delicati e avvolgenti, ai brani in italiano, forti di testi DAVVERO belli (ed è cosa rara, soprattutto in un contesto, quello cosiddetto oscuro, troppo pieno di clichè e di deja vu). Uno su tutti, "Il rimpianto", struggente ritratto di una situazione che, forse, in molti abbiamo vissuto e che in qualche modo ci ha lasciato delle cicatrici. Poesie, ecco cosa sono i testi dei Canaan. Così come non esito a descrivere come poetiche alcune scelte musicali ("Sterile", ad esempio, vero e proprio viaggio mediorientale). Meno sofferto del suo predecessore, ma non per questo "luminoso", anzi, bagnato in un mare di rassegnazione, "The unsaid words" è una conferma reale e tangibile della grandezza dei Caanan. Produzione cristallina, arrangiamenti curati e raffinati e la partecipazione di Gianni Pedretti dei Colloquio come special guest in due tracce sono le cigliegine sulla torta per uno degli album chiave di questo inizio anno, perlomeno per gli amanti del genere. Ottimo. [Max 13-34]
Sito web:
www.canaan.it
 
° SCARLET AND THE SPOOKY SPIDERS - "Pop up your eyes and... thrill! [Cavity, 2005]
Temporale, lupi che ululano, situazione (probabilmente) notturna... che vi aspettate? Che parta Laura Pausini o i vienvi nesciò? Nooooooo!!! Garage rock and roll venato di quell'horror punk che tanto ha colorato e colora le mie notti festose (festose... si, è proprio il termine esatto!!!). "Zombie werewolf" apre le danze e si capisce subito che i nostri non tentano di fare un disco che somigli a "quelli americani". Lo fanno e basta, e gli viene da dio!!! Con tanto di cesellamenti chitarristici che rimandano alla sigla dei mitici Monsters, la traccia scivola verso la fine, ma è solo l'inizio, perché il piedino comincia a battere veloce e saltellante sulle note di "Alien in my
head", canzoncina che sicuramente in sede live farà la felicità dei giovani (e meno giovani) deathpunkers pogatori in cerca di corpi sudaticci su cui rimbalzare! E poi... un'accelerata, una sgommata e via, parte "Party dress", goth and roll o garage o qualsiasi cosa sia (alla fine che ci frega? Dai su... sono solo seghe mentali per noi sfigati che cerchiamo di dare definizioni stilistiche ad un brano... vabbeh, ci siamo capiti?) 'sto pezzo ha un tiro micidiale, molto molto Cramps (di cui, appunto, ma ve lo dico dopo). Ma il sorpresone doveva ancora arrivare... ed eccolo tra le mani, il mega hit da sparare a palla nei club marci di mezzo mondo!!! Terribilmente catchy e sfacciatamente ruffiana, "The lizard" salta fuori dalle casse dello stereo e cristo se non ti viene voglia di ballare hai dei seri problemi... Prendete Zombina degli inizi, rendetela un pelino meno zuccherosa e caricate i suoni. Ecco, gli Spookys sono meglio. Molto. E a me Zombina piace... Chiude in bellezza la cover della divina "Garbageman" dei Cramps, degno tributo alla band che più accosterei alla band... italiana. Già, italiani gente!!! Smettiamola di cercare sempre all'estetro le new sensation, quando sotto casa snobbiamo concerti e band che battono in partenza centinaia di gruppetti esteri... Grande Scarlet Spider alla voce, sempre incisiva, calda e perversamente sexy, così come ho amato alla follia la sezione ritmica della statuaria Deathwish (bassista con le palle, che oltre ad avere una presenza scenica non indifferente sa anche suonare...  altro che Client... ehm....) ed Antilight (che leggo nelle note biografiche essere uscito dal combo di recente per motivazioni personali... peccato). Egregio il lavoro alle chitarre di Lurch, sempre efficace e mai nè troppo "sopra" nè troppo "sotto" (non fate gli spiritosi, non ci sono doppi sensi... chi vuole capire e ascolta regolarmente dischi ha capito). Insomma, il gruppo c'è, ed alla grande, e stanno migliaia di chilometri più avanti di molti altri (Miguel & Co. stanno ancora alle elementari se paragonati agli Scarlet). Non amarli può essere una questione di gusti. Ma non ascoltarli, soprattutto se amate il genere, sarebbe DAVVERO la peggiore mossa che potreste fare quest'anno. Ne voglio ancora... [Max 13-34]
Sito web:
www.scarletspider.it
 
° SCREAMING FOR EMILY - "Malice" [North end records, 2005]
Ma che sorpresa! Non sapevo nulla riguardo l'esistenza degli Screaming For Emily, band che ha pubblicato un singolo ed un Ep nella seconda metà degli '80 e inserire il dischetto nel lettore è stata una vera piacevole sorpresa! In mezzo a chili di synthpop, goth metal e cose simili, sentire queste sonorità figlie della new romantic anni '80 non può che farmi piacere, soprattutto se i tre ragazzi del New Jersey ci sanno fare. Sia chiaro, nessuna new sensation, però i nostri ci propongono queste dieci tracce che, seppur non perfette, faranno la felicità degli amanti di quei suoni, consapevoli o meno. Come che intendo con consapevoli o meno? E' ovvio... quanti ragazzi ci sono
là fuori che amano Killers, Editors e compagnia bella che non sanno nemmeno dell'esistenza di un genere vecchio vecchio chiamato new wave? Molti. Ecco, in questo periodo di revival, gli Screaming For Emily ci stanno bene e potrebbero ritagliarsi il loro pezzetto di popolarità senza problemi. Qualche ritocco alla produzione, un po' di promozione e i giochi sarebbero fatti. Perché la sostanza sotto c'è, i brani gradevoli che si elevano dal mucchio pure ("Deepen yourself", "Agony", "Deity" e altre), l'immagine laccata c'è... quindi... Certo che vent'anni di "vuoto artistico" sono molti... ma a volte l'attesa è un gioco e, in questo caso, il gioco potrebbe valere la candela. Non indispensabili ma piacevoli. [Max 13-34]
Sito web:
www.screamingforemily.com
 
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