La sera della tappa romana dei Gothica, da noi molto attesa in quanto avevamo seguito passo passo tutta la genesi del tour del quale ci eravamo occupati (nel nostro piccolo) di parte della promozione, si preannuncia ottima.
Considerata la parsimonia con cui il gruppo abruzzese si concede dal vivo, le previsioni prevedono un pubblico numeroso e caloroso, un concerto che si farà ricordare e, soprattutto, tanto coinvolgimento da ambo le parti, sopra e sotto il palco.
Giungiamo al locale e con una punta di delusione ci rendiamo conto che pur essendo già quasi le 23.00 solo una trentina di persone si accalcano ai piedi dello stage ma tuttavia, entro qualche manciata di minuti, le presenze tendono al rialzo cosicchè verso le 23.45 le luci si abbassano e il tremendo sottofondo musicale che fino a quel momento più che intrattenerci ci ha tediati (Marilyn Manson in tutte le salse) cessa per accogliere l'ingresso sul palco degli attesissimi musicisti.
Come già sapevamo il gruppo si presenta nella formazione a tre elementi composta da Flavia Prospero (flauto e tastiere), Roberto Del Vecchio (tastiere ed effetti) ed Alessandra Santovito alla (bella) voce.
La performance ha inizio un po' in sordina, con un pubblico che per usare un eufemismo si dimostra freddino senza sprecarsi in convenevoli. Mi va di pensare, ma forse sono troppo ottimista, che ciò sia dovuto al desiderio di non "disturbare", se così si può dire, l'esecuzione.
I musicisti, Alessandra in particolare, appaiono un poco imbarazzati da questa mancanza di risposta, ma già alla fine del secondo brano (la hit "The Cliff of Suicide", title track dell'album omonimo uscito nel Marzo 2003) l'audience si scioglie in un energico applauso che fa ben sperare un po' tutti.
I Gothica snocciolano una manciata dei loro migliori e più suggestivi brani, alternando brevi ed intense sonate impregnate di poesia (con citazioni di noti autori come Poe) a momenti più ritmati e coinvolgenti ricchi di suggestioni etniche alla Dead Can Dance (una della loro maggiori fonti d'influenze, ma certamente, e basta ascoltarli, non l'unica) e alle sonorità di medievale memoria. Accompagnano l'esecuzione la proiezione di stupende immagine crepuscolari, gotiche, decadenti... quadri, opere, fotografie... [le proiezioni sono tra le più belle mai viste in vita mia, davvero complimenti! N.d.Malex]
L'impatto emotivo dell'esibizione è sorprendente. La voce di Alessandra duetta,
rincorre e si accompagna alle performance flautistiche di Flavia mentre Roberto, sicuramente il più compassato del trio, esegue con precisione le sue parti.
La band si dimostra estremamente determinata e cosciente del proprio ruolo. Purtroppo parte del pubblico composto dagli abituè del Blackout si dimostra di una inciviltà incredibile. Sinceramente non riesco a capire come facciano i tre musicisti sul palco a mantenere questo rigore mentre il chiacchierio del pubblico a tratti si trasforma in qualcosa di insopportabile! [Mi sono vergognato di stare vicino a siffatte persone nero vestite... ora si spiegano le proiezioni di Marilyn Manson prima del concerto: erano per
questo branco di lobotomizzati ignoranti! N.d.Malex].
Grazie al cielo oltre a questi individui molti altri venuti esclusivamente per il concerto sostengono, incoraggiano ed incitano Alessandra, Roberto e Flavia a portare a termine l'esibizione, quasi fossero spronati da uno spirito di rivalsa nei confronti dei truzzi impazienti di ballare i Rammstein.
Una delle ultime perle che il combo ci regala è la bellissima "Proserpina", per poi concludere con la recente "Under the dock leaves" epilogo di questa stupenda serata passata, concedetemelo, un po' troppo inosservata.
A fine concerto attendiamo parecchio tempo davanti ai camerini con la speranza di poter finalmente scambiare qualche parola dal vivo con Alessandra e Roberto dopo molte settimane di asettiche e-mail e colloqui per interposta persona (il mitico Sebastiano Rizza, deus ex machina della AlterArts Promotion che ha curato e seguito la realizzazione del mini tour) ma ci viene risposto che, purtroppo, bisogna attendere un po' di tempo. E' proprio quest'ultimo che ci manca, in quanto il giorno successivo si lavora e dobbiamo rincasare il prima possibile.
Non importa, la serata è stata ugualmente piacevolissima e tanto basta a serbarne un ottimo ricordo. Cogliamo l'occasione per salutarvi ora, a presto e grazie ragazzi!
[Recensione a cura di Erbadellastrega.it - Aprile 2003. Per le foto ringraziamo Neogrigio]

Sabato 5 Aprile. Il Midian di Vicenza comincia presto ad affollarsi. Si potrebbe obiettare che il locale è piccolo e ci mette poco a riempirsi. Sacrosanta verità: il Midian è uno di quei posti raccolti dove è assolutamente improbabile disperdersi, ma stasera c'è davvero tanta gente.
Già protagonista con il trionfale tour degli Hocico, con L'Ame Immortelle, Inkubus Sukkubus e Diary of Dreams (solo per citare alcuni nomi), in questa occasione sono di scena i Gothica, formazione che si sta imponendo all'attenzione di pubblico e critica per la qualità della loro produzione e per aver fatto il famoso "salto di qualità" affidandosi alle cure della Cold Meat Industry di Roger Karmanik.
Il gruppo supporter è una ansamble piuttosto conosciuta dal pubblico locale; in effetti il sound dei trevigiani Dramma strizza molto più che solo l'occhio al buon Nick Cave e ai La Crus, ne recupera le caratteristiche cantautorali mescolandolo a una buona dose di folk e questo li rende apprezzati dagli estimatori di quelle sonorità nel contempo dure ed intimiste.
Quello dei Dramma si rivela un vero e proprio concerto, alternando pezzi nuovi a quelli già consolidati del loro repertorio (tutto rigorosamente in italiano). La formazione è quella di sempre, voce, batteria, tastiere, basso, chitarra e seconda voce femminile. Si
nota da subito l'assenza di uno degli strumenti chiave del loro sound, il violino. I pezzi così perdono parte di quel fascino melodico che uno strumento così armonioso sa imprimere (più tardi, nel post serata, Ezio, il tastierista, mi spiegherà che la rinuncia al violino ha comportato sì una specie di piccolo "impoverimento" musicale, ma si era reso necessario per una questione di "armonica convivenza" all'interno del gruppo stesso), ma la musica scivola via veloce fino al momento di lasciar il posto alle guest-stars della serata.
Il trio che prende posto sul palco sta per dar vita a uno spettacolo veramente emozionante grazie alle capacità espressive della voce di Alessandra Santovito che si sposano perfettamente alle sonorità create dalle tastiere di Flavia Prosperi e Roberto del Vecchio alle quali si aggiunge, di volta in volta, la preziosa musicalità del flauto traverso.
Che i Dead Can Dance e Arcana siano le muse ispiratrici dei Gothica è nello stesso tempo inequivocabile e limitativo. Perchè se non si discute che molto del loro repertorio ripercorre le strade già tracciate dalla Gerrard e Brendan Perry soprattutto nelle prime produzioni (quelle meno "etniche" per intenderci) e la voce di Alessandra non sfigurerebbe affatto accanto a quella di Lisa, è pur vero che i nostri ragazzi han messo molto del loro, riarrangiando i pezzi in maniera evoluta, matura e affatto manieristica.
Scorrono così le melodie di "The fall of the house of Usher" ad aprire la
performance, lasciando poi spazio a "Nel buio", "The cliff of suicide" (nella versione electro), "Medusa", "Ligeia", "The Grave", "La vida es Sueno", "Harmattan" (sicuramente una delle mie predilette), "Prosepina", in un intreccio fatto di sogni e malinconie, per chiudere con "Under the dock leaves", brano col quale i Gothica ci salutano lasciando spazio al proseguo della serata.
Un concerto coinvolgente, a tratti forse un po' prolisso ma affascinate ed intimista nelle delicate movenze delle due fanciulle sul palco, il loro modo di porsi al pubblico delicato e quasi timido, come se fosse un rendere visibile il mondo carezzevole ricreato dalle liriche e dalle note.
Naturalmente non è tutto oro quello che luccica... perfetto contraltrare alle eteree melodie dei Gothica lo starnazzare da pollaio delle retrovie. Non mi stancherò mai di ripeterlo (e continuerò a farlo in ogni recensione fino alla nausea, fino a quando me ne darete motivo di farlo): tutti i gusti son gusti, per carità, la musica è un fatto emozionale talmente soggettivo da diventare indiscutibile, ma la mancanza di rispetto verso gli artisti e verso il pubblico realmente interessato al concerto a cui son costretta OGNI VOLTA ad assistere e nel quale mi trovo mio malgrado coinvolta (per ben quattro volte ho dovuto cambiare locazione per riuscire a godere un minimo dello spettacolo e non dovermi sorbire le avventure (ma soprattutto le disavventure) erotico-sentimental-amoroso dello sfigato/a di turno) mi fan sorgere spontanee alcune considerazioni: a) l'osteria e il baracchino della porchetta son sull'altro lato della strada, b) ma cosa diavolo ci siete venuti a fare?
In ogni caso un applauso ai Gothica (il buon Karmanik ha l'occhio lungo e l'orecchio fino, e ancora una volta ha centrato il bersaglio), un "bravi" ai Dramma e un grazie a chi è intervenuto con l'intento di passare un sabatosera in compagnia della Signora Musica...
[Recensione a cura di Nuancenoire per Erbadellastrega.it - Aprile 2003]
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