Milano 15 Settembre 2002, Domenica pomeriggio.
Sull'autostrada uno sparuto gruppetto di amici in trasferta. Tutto come da copione: la pausa caffè, il cicaleccio, il casello intasato. L'automobile nera conosce perfettamente da sé la destinazione e ci porta senza esitazioni in via Paravia.
Siamo attesi da amici che non vediamo da tempo. Ritrovarsi per un concerto, passare assieme una manciata di ore, è sempre un piacere. Tra una pizza ai "flutti di male", una "malghelita",
un involtino primavera e il pollo con funghi e bambù innaffiati da birra e inframmezzati da chiacchiere e risate, la cena scorre veloce e giunge il momento di recarsi ancora una volta al Transilvania Live, dove assisteremo a quello che a posteriori definiremo tutti "davvero un bel concerto".
Andare a Milano mi piace. Mi permette di incontrare tutte quelle persone che non ho modo di vedere così frequentemente come vorrei. In una girandola di baci e abbracci, ognuno racconta il film delle proprie vacanze, ormai rinchiuse nel cassetto dei ricordi, e il brusio in sottofondo fagocita il tempo che rimane attendendo lo spegnersi delle luci e il farsi silenzio.
In My Rosary è un gruppo in bilico tra il culto e il misconosciuto. L'espressione "culto" forse è un po' esagerata se paragonata al fanatismo pseudo-religioso cui sono fatti oggetto band assai più famose. Ma per chi è della mia generazione e gli anni della propria formazione musicale li ha vissuti scanditi "in diretta" dalla sonorità 4AD, dai Danse Society, dai Modern English passando per i This Mortal Coil solo per citare alcuni dei progetti più noti, per chi non si è mai fermato alla superficie di quanto era di facile accesso perché pompato dalle majors o dal giornalismo specializzato, per chi è avvezzo a guardare di buon occhio maggiormente quei gruppi che la musica la fanno e la suonano "davvero" (con tanto di calli sui polpastrelli e bicipiti da muratore),
gli IMR, pur essendosi costituiti assai lontano dalle annate migliori dei primi anni '80, non sono mai stati in bilico da nessuna parte: hanno decisamente peso dal lato dell'apprezzamento incondizionato.
Ore 22.00. Da questo momento Ralf Jesek e i suoi compagni ci introducono nel loro fragile mondo di emozioni, fatto di quelle piccole
cose essenziali a cui non servono spettacoli enfatici. A ritroso nel tempo ci avvolgono con le note di "Little Death", "Rose Of The World",  "Why We Cried", "Winter", "Just this", "Twilight Of The Gods", un tuffo nei ricordi che son diventati immortali perchè ancora ci ammaliano come la prima volta che abbiamo ascoltato quei dischi, e sembra ieri, invece son passati anni e anni...
Naturalmente la parte del leone la fanno le songs del nuovo album "The Shades Of Cats", assai meno introspettivo dei lavori precedenti ma non per questo meno apprezzabile... bella e fedele la cover di Siouxisie "Red Light", piacevolmente gradevoli "All We Have", "Your Shimmering Hair", "A Naked Cloud" e via via nel fluire del concerto vecchie e nuove emozioni si snodano e ci coinvolgono e rapiscono.
Il Transy è affollato. Non me lo aspettavo e ne sono compiaciuta. Attorno a me sento gli applausi sinceri di chi si sta lasciando prendere dalla musica, trasportati in un mondo che non è dark, anche se spesso le note ci inducono all'introspezione, non è wave anche se il sax di Martin Arndt dà quel tocco particolarmente easy tanto caro a molte hits dei favolosi '80, non è folk anche se le chitarre di Ralf e Holger Diener non sfigurerebbero in un live unplugged.
Sul palco si notano coinvolgimento e divertimento. I ragazzi scherzano e ridono tra di loro, anzi, Holger si lascia un po' prendere la mano tutto preso dal tentativo di non lasciare che il
timido frontman catalizzi l'attenzione della platea, tanto che a tratti Ralf scuote la testa e si passa le mani tra i capelli (sospetto anche che spesso eviti di guardare il suo chitarrista per paura di incespicarsi tra il testo e il riso...) mentre dietro Hansi Huenig flirta con la sua tastiera e si muove sinuosamente (!!! N.d.r.).
Ore 23.20. da più di un'ora questi signori ci hanno guidato nel loro piccolo eclettico mondo sonoro, Il concerto volge al termine e per non so quale inspiegabile motivo, l'interesse del pubblico è scemato, tanto che Ralf stesso ci chiede se ci aggraderebbe un bis oppure se possono tornarsene a casa... la risposta è scontata e allora c'è solo il tempo di un ultimo brano e poi le luci si riaccendono e... gli amici se ne vanno.
Tra gli applausi pacati ma sinceri molti di noi hanno il cuore gonfio di emozioni. In quest'ora abbondante IMR ci hanno affascinato, coinvolto e convinto con la loro semplicità, dischiudendo uno scrigno dove umilmente piccole gemme brillano come diamanti. A dimostrare ancora una volta che fronzoli ed orpelli non aggiungono assolutamente nulla alla qualità anzi, che le piccole-grandi cose di pessimo gusto alla fine non mascherano affatto la pochezza ma la enfatizzano al cospetto di chi, con umiltà, fa' semplicemente ciò che sa fare (e bene) e agli occhi di chi, con dedizione, segue la musica da sempre. Non servono costumi di scena, bastano una giacca e una maglietta; non servono prosperose anatomie per attirare l'attenzione sul palco; non servono effetti speciali studiati meramente per stupire e sviare l'attenzione...
E' giunta, alla fine, l'ora del commiato. Un ultimo saluto, un ultimo bacio, un
abbraccio, un "buon viaggio" a chi parte, una "buona continuazione" a chi resta. Come ogni volta, ogni concerto, ogni persona cara che incontro trattiene con sé una piccola parte di me e delle mie emozioni. Ci ritroveremo in una prossima occasione, allora ancora una volta riuniremo i tasselli a ricomporre il mosaico delle nostre esistenze. La strada scorre veloce. E' buio. Ciao Milano. E grazie. [Recensione a cura di Nuancenoire per Erbadellastrega.it - Settembre 2002]

Della serie "Qua di Death Rock manco l'ombra", ecco a Voi gli In My Rosary! ;-P
Il concerto del 15 Settembre al "Transilvania Live" di Milano era la seconda tappa del loro mini tour italiano. Voci di corridoio parlavano di un Sabato entusiasmante al "Jungle" di Roma, tutto esaurito con gente soddisfatta e gruppo veramente in forma.
Ammetto di non essere un particolare estimatore di Ralf e co. (ho preferito le cose dei Derrière Le Miroir, per intenderci), ma l’occasione per stare con un po’ di amici e di sentire la resa live del gruppo non potevo farmela scappare.
Comincio subito col dire che l'affluenza non è stata enorme, ma nemmeno scarsa, merito sia della discreta notorietà del combo tedesco, sia, probabilmente, del prezzo veramente ridotto del biglietto: 5,00 Euro (eppure c'è gente che è riuscita a lamentarsi!!! Ma vi rendete conto?!?). Già dal tardo pomeriggio infatti alcuni individui nerovestiti attendevano davanti l'entrata del locale l'apertura delle porte. Nonostante il lungo silenzio discografico, evidentemente il pubblico italiano non ha dimenticato gli IMR e la curiosità di vederli dal vivo per la prima volta in Italia era molta.
Il tempo di scambiare quattro parole con un po’ di gente ed alle 22.00 salgono sul palco i nostri. L'attacco di "All We Have" farà da apertura per uno show che filerà via liscio, tra ballate semi-folk, incursioni nella darkwave che fu ed innesti inediti di elettronica. Stupisce non poco l'azzeccata rilettura di "Red Light" di Siouxsie
And The Banshees (presente tra l'altro nel loro ultimo Cd), mentre pezzi come la storica "The Rose Of The World" accendono
l'entusiasmo dei presenti. I nostri sembrano essere molto soddisfatti e dialogano col pubblico tra un pezzo e l'altro, anche se una eco paurosa (modello Death In June di "Oh, How We Laughed) non mi fa comprendere appieno tutte le loro parole (a dire la verità neanche mezza! N.d.r.).
Ma poco importa, la gente partecipa ed applaude ad ogni canzone, dimostrando di apprezzare sia il vecchio materiale che i brani tratti dal più recente "The Shades Of Cats". Le note scorrono veloci su questo tappeto ovattato e presto il concerto giunge al termine. Giusto il tempo per un bis ed i nostri si congedano dal pubblico italiano. Pubblico che, a dire il vero, non ha brillato per accoglienza.
Tra i vari commenti del dopo concerto c'erano due opinioni predominanti: "sognanti e delicati" e "eccessivamente mosci", ma con il comun denominatore: "sono stati veramente in gamba". Ecco, magari è mancata un po' d'energia che scaldasse l'atmosfera, ma effettivamente non potevamo aspettarci Nik Fiend sul palco...
In ogni caso la festa continua, la serata danzante ha inizio ma, ahimè, sono già le 23.30, domani si lavora e mi devo fare il solito viaggetto solitario in macchina. Bye Bye e arrivederci alla prossima occasione!
[Recensione di
Max "13-34" per Erbadellastrega.it - Settembre 2002]
 
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ROMA "JUNGLE CLUB" - 14/9/2002

All We Have
Little Death
Tar
Night Owl
Sandman
Rose Of The World
Your Shimmering Hair
Why We Cried
A Naked Cloud
Red Light
Confused By The Time
Perl In A Shell
Winter
No Place To Stay
Satin Sheets
Mind In A Haze
(inedita)

MILANO "TRANSILVANIA LIVE" - 15/9/2002

All We Have
Little Death
Tar
Night Owl
Sandman
Rose Of The World
Your Shimmering Hair
Why We Cried
A Naked Cloud
Red Light
Confused By The Time
Perl In A Shell
Winter
No Place To Stay
Satin Sheets
Mind In A Haze
(inedita)
Just This
Twilight Of The Gods
Mr. Revenge
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