Musica elettronica non significa solo ritmi ballabili, ma anche viaggi mentali oscuri e affascinanti... DECA, alias Federico De Caroli, nato a Savona, si è formato con studi classici di pianoforte per poi proseguire un'attività musicale che lo ha portato alla realizzazione di svariati progetti artistici, tra cui sei album di musica elettronica strumentale, alcune partecipazioni in varie raccolte, molte produzioni sperimentali pubblicate solo su cassetta (spesso di assai rara reperibilità), brani scritti per altri artisti, colonne sonore di documentari e film indipendenti, musiche per spettacoli teatrali e per balletti contemporanei. Le principali influenze musicali si riconducono a gruppi come Depeche Mode e Kraftwerk, e più in generale alla scuola cosmica tedesca, all'electropop e all'ambiental-minimalismo. A parte le definizioni sopraccitate è davvero impossibile classificare genere da lui proposto: nei suoi lavori si passa dalle atmosfere concrete-ambient al cyber e al tecno-pop, dal minimalismo all'industrial-esoterico, fino a generi molto più distanti come la musica medievale. Attivo fin dai primi anni '80 con partecipazioni in gruppi new-wave e rock liguri, a partire dal 1985 si è dedicato a produzioni proprie in studio, sia in veste di arrangiatore e compositore che di tecnico del suono.

Le sue opere, incentrate principalmente nella produzione discografica, abbracciano anche altri modelli artistici, come il cinema e la letteratura. In queste pagine tratteremo solamente l'aspetto musicale, cercando di dare una panoramica il più completa possibile sul DECA-compositore.
Entro la fine del 2001 è prevista una nuova pubblicazione discografica, già ultimata da tempo, ma tenuta in naftalina per evitare un accavallamento di uscite con il precedente "Electronauta".
Vi invitiamo in futuro a tornare su queste stessa pagina o a cercare nella nostra BACHECA ulteriori informazioni a riguardo; e logicamente vi sproniamo a visitare le pagine su Internet dedicate a DECA dove potrete trovare ulteriori dettagli su di lui e le sue opere.




ALKAID

Alkaid, edito da Videoradio nel settembre 1986, è a tutti gli effetti la prima opera ufficiale di DECA pubblicata per il mercato discografico. L'album fu stampato con una tiratura limitatissima su vinile di buona qualità, nei prestigiosi Studi Regson di Milano. Deca registrò tutti i brani nell’arco di un’estate coadiuvato dal bassista Mario Pignata e dallo stesso produttore del disco Beppe Aleo, il quale spinse fortemente l’autore a basare le composizioni su una linea vicina alla "scuola cosmica" di Klaus Schulze. Il disco ebbe un inaspettato riscontro nonostante la distribuzione carente e le poche copie stampate, tanto da venire recensito con entusiasmo dall’allora popolarissima Ciao 2001 e su altre riviste di musica minori. I consensi incoraggianti premiarono, dunque, lo sforzo che DECA aveva compiuto nel portare a termine l’opera. Le registrazioni furono piuttosto complesse, data l’inesperienza nel contesto dello studio d’incisione. Gli arrangiamenti risentono di un’approssimazione che non si riscontrerà più negli album successivi; ed anche la qualità audio del disco non eccelle e non rende giustizia a sonorità comunque molto profonde.
Alkaid è una sorta di rappresentazione musicale del viaggio nello spazio-tempo di una nave stellare, dove il viaggio è a sua volta un excursus introspettivo nell’evoluzione dell’artista. Fu proprio questa concettualità a dare una certa patina "cosmica" all’album e a garantire le attenzioni di una frangia di appassionati; che videro da subito in DECA un valido esponente dell’elettronica strumentale di livello.

SYNTHETIC LIPS

La progettazione di S.L. avvenne contestualmente alla fase compositiva, dove DECA ebbe modo di utilizzare nuovi strumenti messi a disposizione dal solito Beppe Aleo. Nell’estate del 1987, quest'ultimo aveva allestito un suo studio personale con attrezzature professionali e un gran numero di sintetizzatori e campionatori. DECA realizzò nell’arco di quattro mesi undici tracce, di cui due ispirate a temi già elaborati negli anni precedenti, ma totalmente rivestite di sonorità originali. Come nel precedente Alkaid, anche in questo caso si basò su una linea narrativa di fondo, che faceva riferimento all’evoluzione della specie umana con simbologie scientifiche e sessuali piuttosto enigmatiche. L’impronta dell’album risulta estremamente ritmica e solare, fatta eccezione per qualche squarcio lirico di ampio respiro; e l’immediatezza dell’ascolto sembrò in un primo momento indicare una direzione diversa da quella che DECA, in effetti, intraprese successivamente. Tuttavia la veste simbolica che l’autore volle sottolineare, a cominciare dalla copertina e dai titoli dei pezzi, apre col senno di poi un’interpretazione diversa da quella più immediata e scontata.
Perché S.L. è un’opera sull’estinzione delle emozioni, sull’alienazione, sulla riduzione della sessualità a mero meccanismo genetico. Musicalmente, il disco resta aderente solo in parte all’atmosfera "cosmica" e va ad incardinarsi su arrangiamenti più vicini al primo Jarre e a Vangelis, ibridate da tocchi orchestrali e inserimenti funk-rock.

CLAUSTROPHOBIA

Considerato da molti come l'album migliore di DECA, Claustrophobia è l'ultimo lavoro pubblicato su vinile.
Uscito nel maggio dell'89, il disco rispecchia fedelmente una fase critica attraversata dell'autore nell'inverno tra il 1988 e il 1989.
Vari eventi negativi e l'acquisizione di una profonda "consapevolezza" individuale lo avevano portato a vivere un approccio pessimista verso gli altri, soprattutto verso le persone a lui più vicine. Tutto questo si ritrova nel profilo tagliente delle canzoni presenti nel disco: ci sono i suoi malesseri, la sua depressione, le sue angosce.
Tra le otto tracce che compongono l'album per la prima volta compaiono dei pezzi cantati, tuttavia senza l'uso di frasi di senso compiuto, ma solamente di fonemi articolati in linea con lo stile sperimentale dell'opera.

PREMONIZIONE HUMANA

Premonizione Humana è il primo lavoro di DECA a venire alle stampe sul supporto digitale, in tempi in cui il cd era ancora un mezzo alternativo e privilegiato. Dopo alcuni mesi di lavorazione, l'album uscì sul mercato all'inizio del 1992, nonostante fosse già stato completato da tempo.
La scelta di appoggiare la distribuzione ad una importante label, oltre che ritardarne la pubblicazione, impose all'autore una
confezione piuttosto spartana, limitando così il layout che nei precedenti dischi era stato sempre molto curato e realizzato in prima persona dallo stesso DECA.
Da un punto di vista musicale P.H. risulta essere un grande affresco con toni a metà tra il sinfonico e l'ambientale, rimarcando i temi prediletti dell'autore, ma staccandosi notevolmente dal precedente Claustrophobia. Dalle sonorità fredde e quadrate di quest'ultimo, infatti, si verifica un passaggio ad atmosfere magniloquenti e ridondanti.
La tiratura originale di Premonizione Humana è esaurita da tempo, ma tutti e sette i brani che compongono l'album sono reperibili in versione on-line nella sua pagina su
Vitaminic e su Videoradio

SODOMA / SODOMA II - Final Act

Dopo l'uscita di P.H., DECA sente di nuovo l'esigenza di esplorare percorsi sonori per lui ancora inediti, ed è proprio da questa ricerca che nasce il progetto Sodoma.
Echi delle ambientazioni cupe e abissali già presenti nei lavori precedenti, si arricchiscono di campionamenti e interventi vocali, di ritmi a volte cadenzati e a volte vorticosi; da un inizio riflessivo e ambientale si arriva a raggiungere tinte incalzanti e drammatiche che portano il suond verso il filone ritual-esoterico.
Uscito nella primavera del '94, l'album non viene pubblicato ufficialmente e circola attraverso canali davvero sotterranei nell'ambito di ristrette cerchie di appassionati e cultori.
Questo lavoro guadagna la stima e le attenzioni di molti addetti ai lavori, che cercano di spingere l'autore ad una pubblicazione più consona e ufficiale.

Ma DECA non cambia idea, anzi raddoppia, proponendo a 2 anni di distanza Sodoma II - Final Act, una
sorta di album speculare al suo predecessore, composto sempre da sei brani, con molte sonorità
analoghe e analoghe atmosfere.
Ogni traccia ha il suo alterego nell'altro album, sia nella forma che nei contenuti, pur senza sembrarne
la copia pedissequa.
A tutt'oggi la dialogia, acclamata come uno dei passaggi fondamentali della discografia di DECA,
rimane una rarità disponibile solo su cassetta e fruibile, tuttalpiù, attraverso le esecuzioni dal vivo
o la colonna sonora del film "Le entrate morte", che ne impiega largamente vari brani.
 

PHANTOM

Phantom, pubblicato nel marzo 1998, è stato in assoluto uno dei lavori più travagliati della discografia di DECA. Iniziato e interrotto diverse volte, l'album è uno specchio del periodo estremamente difficile vissuto dell'autore tra il '96 e il '98, e presenta delle tracce musicalmente ancora più ossessive, ancor più legate ad un'abissale sensazione di disagio e di presagite sciagure, che si rispecchiano nelle lunghe partiture incentrate su ipnotici tappeti di bassi magmatici, quasi industriali.
Originariamente ispirato a suggestioni esoteriche, il disco si è via via sviluppato come una sorta di esorcismo verso i fantasmi del passato, e il breve brano di chiusura "Phantoms", realizzato circa un anno dopo la stesura del corpo principale dell'album, è stato appositamente pensato come coda ottimistica di un lavoro estremamente pessimista.
Phantom comparve nel panorama della discografia alternativa nazionale ed europea con la sua enigmatica e nera copertina, come segno inequivocabile del malessere che traspare in quest'opera.

ELECTRONAUTA

Electronauta, uscito nel 2000, non è un album studiato e concepito in studio in un'unica soluzione come i lavori precedenti, ma in realtà è una raccolta di brani inediti composti e realizzati nel corso degli anni '90. Mai apparse su disco, alcune delle 10 tracce erano state però eseguite dal vivo in vari concerti, in versioni talora differenti. Il tutto è stato rielaborato e rifinito per essere proposto in un contesto unitario, coniugando le sonorità elettroniche e molto ritmate alle immagini fantasmagoriche della ricca copertina.
Suono integralmente digitale, ma musica rigorosamente suonata senza l'ausilio di computer e sequencer. Echi new-wave, influenze tecnopop, variazioni cibernetiche non possono deludere chi segue DECA dagli esordi, e neanche coloro che
amano le più attuali atmosfere sperimentali e virtuali.
Electronauta apre uno spiraglio luminoso e aggressivo nella musica proposta; i dieci brani si ispirano alle sonorità technowave e si evolvono secondo stili aderenti alle tendenze attuali, ma sempre in sintonia con uno spirito personale proprio di DECA.
SIMBIONTE
"Simbionte" esce nell'autunno del 2002 ed è frutto del lavoro di un anno, ripreso in più fasi ed ultimato poche settimane prima della pubblicazione.
L'album è basato su un processo di "istinto organizzato" attraverso cui un'infinita varietà di suoni e situazioni sonore sono stati filtrati, elaborati, dilatati e riassemblati tra loro. Deca ha utilizzato strumenti tradizionali (come pianoforti ed organi), sintetizzatori, voci, registrazioni di rumori ambientali, amalgamandoli in modo da ottenere le otto tracce finali, senza che risultassero assimilabili ad un preciso genere musicale. Atmosfere oniriche, spesso inquietanti, prendono corpo tra intrecci di ritmi ipnotici e mantra di voci aliene. Un profondo senso di ineluttabilità pervade l'album e fluidifica l'ascolto, non certo facile, con suggestioni oniriche molto vivide.
"Simbionte" è nato dall’esigenza di compiere nuovi passi avanti nella ricerca sul suono e al tempo stesso di dare forma al concetto narrativo e metaforico che sta al centro dell’opera. Le otto tracce, infatti, sono altrettanti capitoli di una storia ispirata ad una serie di sogni ricorrenti. La storia è quella di due civiltà aliene che, in un tempo indeterminato, si trovarono a lottare
l'una per la salvezza dell’altra entrando in uno stretto rapporto di simbiosi. Fatalmente, proprio la civiltà intervenuta in soccorso di quella in difficoltà si estinse nel tentativo di salvarla da un'epidemia. "Una storia che ho sognato in diverse occasioni - dice Deca - e che mi ha molto colpito emotivamente. Una metafora perfetta di ciò che molto spesso accade tra due persone. [Marietto Siri]
     
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