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Uno scappa dagli USA e si trasferisce a Berlino. mmm...già sentita sta cosa. Evidentemente certi artisti mal sopportano le stelle e le strisce (e non cominciate a fare duemila giochi mentali a doppi e tripli sensi...) e preferiscono rifugiarsi nel vecchio continente, da molti considerato più affine a certe soluzioni musicali più colte (anche se la no wave non era mica roba nostra, ma il discorso sarebbe infinito). Vabbè, poco ci frega del perchè. Perlomeno in sede di recensione. E quindi eccolo il nuovo, terzo lavoro di Franco il Battista. Lavoro che risente non poco delle atmosfere europee (sisi, scherzavo quando dico che non importa dove sta adesso), soprattutto in brani come Beg, Steal and Borrow o nella cabarettistica Call The Tune, vera e propria ballata alcolica da imparare a memoria per poterla utilizzare in serate etiliche dedite al dimenticare amori svaniti. E poi ci sono sferzate pop eccellenti, brani orecchiabili e dolci alternati a cose più acide, seppur smussate rispetto agli esordi. Un album paradossalmente meno diretto dei precedenti. solo in Ever ritroviamo le sonorità a cui eravamo abituati, e non è un caso che sia proprio l'ultimo brano registrato negli iuessei con la vecchia formazione. Già, perchè la line up è rinnovata da cima a fondo, con nomi noti e meno noti dell'ambiente (e non ve li anticipo, sennò che gusto c'è...vabbè, dico che c'è, tra gli altri, Benn Ra....vi basta?) sia in pianta stabile, sia come semplici special guest. Un album più rilassato dei precedenti dunque, dove per rilassato non intendo "moscio", solo meno carico di ansie. Da gustare fino in fondo, perchè Frank è un artista vero, che non cede il passo a trend e mode e continua a proporre la sua musica a modo suo. Considerato da pubblico e critica in maniera positiva o negativa, resta uno dei personaggi davvero riconoscibili al primo ascolto del panorama goth attuale. E non è poco...bel disco. p.s. il trip lisergico della conclusiva Cosmonauts è un gioiellino!

Max1334