Rigor Mortis
Salve, il mio nome è Rigor Mortis, sono un ragazzo di 22 anni proveniente dalle Marche o più precisamente dalla città di Fabriano. In questi ultimi anni sono venuto a vivere a Bologna per studiare alla facoltà di Ingegneria ed  è in questa città che ho iniziato a scrivere le mie poesie.
Dapprima i miei scritti si limitavano a rari versi ormai persi nei meandri di diari o foglietti smarriti col tempo e a racconti utilizzati come avventure per i vari giochi di ruolo che facevo e che faccio tuttora.
Non so come, ma in questo luogo mi è arrivata l'ispirazione, un bisogno impellente di scrivere a cui non ho saputo resistere e a cui anzi sto dando libero sfogo. Le mie sono opere notturne, messe di getto su carta mentre mi ritrovo disteso da qualche parte ad osservare la Luna o il piacevole svolazzare di una coppia di pipistrelli che mi vengono a trovare sul terrazzo della mia casa, mentre aspetto pazientemente che finalmente la mia insonnia mi lasci per abbandonarmi a quel nero abisso soffocante che costituisce il mio sonno.
In esse potrete trovare aspetti del mio carattere e brevi scorci della mia anima che in generale tento di tenere celati e che emergono quando finalemnte mi ritrovo solo. Vi lascio alla loro lettura, con la speranza che vi piacciano.
Chiunque volesse darmi dei consigli o farmi delle critiche può farlo tramite e-mail nell'indirizzo che trovate nel sito. Sarei lieto di leggere le vostre opinioni qualunque esse siano.
Come ultima cosa vorrei ringraziare la mia cara amica Moorghan per avermi convinto a spedire le mie composizioni ad Elise e quest'ultima per avermi pubblicato sul suo bellissimo sito. Vi ringrazio entrambe con tutto il cuore. E-mail:
otomerelam@katamail.com
   

Poesie

   

LUNA
Pallida luce, sei sempre stata presente
e hai visto ogni creatura esistente.
Il primigenio caos non era ancora nato
quando comparve il tuo disco argentato.
Hai osservato nascere e crescere la vita
e hai taciuto forse perché stupita o inorridita.
I secoli per te non contano niente
mentre per noi il tempo è sempre carente.
Quando ti stagli nel buio ti guardiamo
e come sciocchi ci commuoviamo.
Chissà qual è la tua opinione?
Forse ci accusi di presunzione.
Perché alle volte vorremmo con un dito toccarti,
ma sappiamo che non è possibile avvicinarti.
E' grazie al tuo aspetto cangiante
che la notte è così ammaliante.
Quando ti ammiro un sorriso sul volto mi si disegna
mentre il buio la mia anima impregna.
All'improvviso inizio ad ululare
e sento il mio spirito esultare.
La tua veduta al primo giungere della sera
riempie la mia anima di felicità ferocemente vera.
A volte penso che tu detenga tutte le risposte
anche alle domande che non sono mai state poste.

LUPO
Corro veloce, a zanne sguainate,
il bosco non rallenta la mia andata.
Come potrebbe? E' la mia casa, il mio territorio.
Non sono solo, non sono mai solo,
i miei fratelli, i miei compagni sono sempre presenti,
non mi abbandoneranno mai,
sarò sempre uno di loro, uno del branco,
ho il mio posto del mondo e sono felice così.
Un brivido mi fa rizzare il pelo lucente sulla schiena,
sento avvicinarsi la preda, il fiuto lo conferma,
capto l'odore della sua paura.
La luce è fioca, ma non importa,
i miei occhi potrebbero guidarmi nella notte più nera,
l' hanno già fatto più e più volte.
Il sangue ribolle nelle vene,
ogni cellula del mio corpo è in tensione,
la mia mente è fissa sulla vittima,
alla sua fuga disperata.
Già vedo la sua morte,
il fulmineo scatto dei miei muscoli possenti,
il morso fatale alla gola,
i larghi squarci sulle sue carni,
la futile lotta, il cui esito è certo fin dall'inizio.
E alla fine mi trovo lì,
l'avversario giace immobile,
immerso in una pozzanghera scarlatta,
densa, seducente.
Vi immergo il muso e lo rialzo ormai rosso,
ancora grondante
e lancio un ululato di sfida,
il mio compito è svolto,
una vita è finita
e per questo la mia continuerà.

NOTTE
E' notte, la sento dentro di me,
mi avvolge le carni, mi sferza le ossa.
All'improvviso percepisco nel profondo nascere calore
che avvampa, mi investe, mi invade.
Sento il mio cuore battere distinto,
i miei sensi sembrano espandersi all'infinito.
Ogni fruscio mi arriva alle orecchie,
ogni odore ferisce il mio naso.
I miei occhi si dilatano e si fissano sulla luna,
quella grande chiazza bianca lassù nel buio.
Vedo le sue chiazze opache e ho la certezza di poterle raggiungere,
basterebbe che la mia mente lo desiderasse.
Le stelle, così numerose, pulsano di luce
e sembrano entità di un unico, colossale corpo
che avvolge l'intera esistenza.
Le mie membra non riescono a star ferme,
vogliono muoversi, correre, saltare, spezzare.
Quasi senza accorgermene mi vedo scattare veloce,
mentre sento una risata montare dentro
fino ad esplodere, prorompere dalla bocca
e salire, salire, salire fino a coprire ogni altro rumore,
permeando e annullando tutto il creato.
Il sangue tuona nelle vene
sembra volermi scaturire dalle dita.
La lingua guizza fra i denti,
poi accarezza vellutata le labbra.
Mi rendo conto di avere ciò che ho sempre agognato.
Sono libero e vorrei restare così per l'eternità:
solo, viandante, sperduto, partorito dalle tenebre,
ma immensamente felice, immerso in un'oscurità che rifugge la luce.

OSCURITA'
Freddo,
la mia mente riesce a formulare solo questa parola.
Un profondo gelo attanaglia il mio cuore,
è talmente forte che mi sembra di bruciare,
è come se la mia carne fosse arsa da una pira di fuoco.
Sbarro gli occhi, ma non cambia nulla,
non vedo niente.
Mi ritrovo solo, abbandonato,
in un abisso dove ogni luce è bandita.
Non riesco neppure a vedere me stesso,
non so più nemmeno se esisto.
Le mie sensazioni sono annullate,
non percepisco più nulla.
Il mio corpo è intirizzito,
non riesco più a muovermi.
Il mio spirito urla disperato,
cerca aiuto,
vuole che qualcosa, qualsiasi cosa,
squarci la tenebra in cui mi trovo.
Sono completamente terrorizzato,
il buio mi avvolge, mi riempie,
mi sovrasta, mi domina,
non mi lascia scampo.
Non posso fare nulla,
ogni mia azione è futile.
Chiudo gli occhi e cerco di pensare,
mi dico che è solo un sogno,
ma so che non è vero,
è tutto reale, angosciosamente reale.
Poi, lentamente, mi placo,
i miei sensi ritornano più sviluppati che mai,
la mia vista è mille volte più acuta,
ma non sento più il bisogno di vedere nulla.
Un calore intenso pervade la mia anima,
un calore mai provato,
appagante, avvolgente, intenso,
che mi fa sentire finalmente completo.
La paura scompare, mi lascia
e allora arriva,
come un fulmine che squarcia il velo della notte,
la rivelazione.
So dove mi trovo,
sono in un luogo che non esiste,
in un mondo bandito dalla realtà,
dove la pace regna incontrastata
e la serenità non è più un'illusione.
Ho raggiunto la meta
che non sapevo nemmeno di cercare.
Sono a casa.

PIOGGIA
Piove, sembra che non abbia mai smesso
che il mondo non abbia mai conosciuto il sereno,
la luce, il cielo, il Sole.
Ogni gesto, ogni pensiero è accompagnato
dal forte scrosciare dell'acqua.
Non importa quello che fai,
è sempre presente,
non ti abbandona,
ti si avvinghia addosso
e sembra risucchiare tutti i tuoi pensieri.
Il plumbeo colore che ti sovrasta ormai
si è impossessato della tua anima.
Nessun gesto ha più calore,
persino le emozioni, i sentimenti,
sono come attutiti, ovattati, lontani.
Hanno perso ogni importanza,
o forse non l'hanno mai avuta.
Cerchi di convincerti che è solo un'illusione,
che non appena si schiarirà ritroverai il sorriso,
la serenità.
Ma non riesci a crederlo, nonostante ti sforzi,
nonostante ce la metta tutta non riesci a scrollarti
di dosso la sensazione che è questa la tua vera natura.
Comprendi di essere solo un guscio vuoto,
alla deriva nel mondo, che necessita di cure,
di attenzioni e che si illude di nascondere in sé
le meraviglie del creato.
Non sai come mai questo pensiero ha preso corpo,
non riesci a capire e quindi ne cerchi la causa.
Tutto pur di non affrontare la realtà.
Forse pensi che trovandone l'origine potrai eliminare
l'angoscia che ti sta devastando, logorando piano, piano.
Forse potrai tornare a sentirti felice.
E' una remota speranza, ma è l'ultima che hai,
quindi ti ci aggrappi con tutte le tue forze.
Tutti i tuoi sensi sono tesi,
la tua mente scandaglia il tuo essere fibra per fibra.
Vuoi sapere da cosa nasce questo pensiero,
è un desiderio che proviene dritto dalla tua anima.
Poi, come un lampo, ti giunge l'illuminazione,
capisci che la risposta è stata sempre davanti ai tuoi occhi,
e rimani sbalordita dalla sua semplicità.
Capisci perché continua a piovere,
capisci che non è acqua quella che cade.
Sono lacrime.
Il cielo sta piangendo
e lo sta facendo per te.

VENTO
Corre veloce, è sempre presente,
è intangibile, ma decisamente potente.
Il suo tocco mi accarezza leggero,
ma può anche ferire davvero.
E' la libertà assoluta
da ognuno di noi voluta.
E' in ogni cosa, è la Vita stessa
che non può in alcun modo venir soppressa
E' magnifico ammirare lo scuotere dell'erba
e gloriarsi delle sensazioni che questa vista riserva.
Il prato sembra un enorme mare verde
e la realtà ogni importanza perde.
Quando scuote possente le foglie,
la mia anima l'estasi coglie.
Regna incontrastato su ogni tempesta
e ai viventi nessuno scampo resta.
Di ogni persona trasporti voci, risate, parole,
dalle più felici, alle più tristi e sole.
Mi ritrovo solo sulla vetta di un monte
sferzato dall'aria mentre osservo l'orizzonte,
il mio essere è come trapassato, non ha consistenza
e sento rinfrancata tutta la mia essenza.
Mi nasce dal profondo un urlo tremendo
che sale e raggiunge un volume orrendo.
Continuo fino a che ho vuoti i polmoni
e piano, piano riesco a sentire gli altri suoni
e ansante a terra mi stendo
mentre il mio cuore leggero sta battendo.
Ho lasciato ogni mio dolore nel vuoto
e mentre al cielo gli occhi ruoto
comprendo di essermi purificato
e dell'esistenza colgo il significato.

SUICIDIO
Sarebbe facile, questo è innegabile
abbandonare questa esistenza non più desiderabile
Un metallico scintillio lucente
e all'improvviso non senti più niente
E' difficile decidere di continuare
e su questa strada oscura avanzare
Forse l'idea di farla finita spaventa
o forse è più difficile per chi a continuare tenta
Un dolore continuo pervade l'umana esistenza,
è come un'insostenibile, onnipresente presenza
Forse ci illude la speranza nel futuro,
ma anche questa sarà infranta di sicuro
Non si sa cosa c'è dopo la Morte
forse l'ultimo scherzo della Sorte
e questo dubbio sicuramente frena molti
che continuano a soffrire, poveri stolti.

DOLORE

Ogni mia cellula è in fiamme
sembra che lingue di fuoco
stiamo scavando il mio essere.
Un colore insopportabile
brucia il mio volto.
Il mio petto sta scoppiando,
il cuore sembra voler esplodere,
il mio cervello è come percorso
da scariche elettriche.
La bocca è un arido deserto,
la lingua è incollata al palato,
la gola sembra trafitta da lame ghiacciate.
Solo un lieve gemito mi emerge dalle labbra,
un suono basso, lungo,
penetrante, angosciante.
Persino gli occhi non sono esenti
da questo tormento,
non riesco nemmeno ad aprirli,
è come se la luce esterna
me li stesse facendo evaporare.
La mia anima sta urlando,
un urlo così forte che se fosse udibile
ridurrebbe in frantumi
ogni cosa che mi fosse vicina.
L'unica cosa che penso
è che voglio smettere di soffrire,
lo voglio con tutte le mie forze
e chiedo aiuto ad ogni dio
di cui ho sentito parlare,
ad ogni demone
di cui ricordo il nome e la leggenda
per fare cessare questo inferno.
E all'improvviso, ecco,
vengo accontentato,
non provo più nulla,
ogni sensazione è cessata.
Dovrei essere felice,
dovrei esultare di gioia,
ma non è così,
non sento niente.
Mi domando perché,
cerco di ragionare per trovare una spiegazione,
una risposta
e alla fine ci arrivo.
Ho chiesto di smettere di soffrire
e così ho scelto qualcosa di peggio della morte,
ho scelto di smettere di vivere.

Mia Signora
Ombra un dì nel
   Buio venisti
A parlare della Morte
   In canzoni tristi
Sempiterno Male
   A Te noi guardiamo
Pregandoti o temendoti
   Mentre nella Via camminiamo
Oscura Madre
   Gli uomini ricordi
Che per Te furono
   Infilzati come tordi?
A noi sembrano
   I loro occhi vuoti
Ma nel profondo
   Le loro buie anime scuoti
Con suadenti parole
   Seduci molti mortali
Che in breve sono
   Davanti ai Tuoi portali
Alcuni si illudono di
   Essere da Te amati
Ma a fini oscure e crudeli
   Tu li hai destinati
Spietata Sovrana
   Il tempo è al Tuo comando
A te spetta decidere per noi
   Il come e il quando
Immortale Mietitrice prometti
   Di dischiuderci della Pace le porte
Ma delle nostre anime
   Non ci sveli mai la sorte
Insaziabile Fine
   Per Te ogni guerra è un banchetto
Ma non disdegni neppure
   Chi muore sereno nel proprio letto

NEBBIA
Mi fermo stupito, estasiato, sorpreso,
penso che è un'illusione, non è vero,
poi mi accorgo che è tutto come dovrebbe essere,
la realtà si è deformata, il velo si è spezzato
e finalmente la verità si è rivelata.
Ogni cosa è indefinita,
non si riesce a distinguere i contorni
e poco oltre sembra non esserci nulla.
I suoni mi arrivano lontani, non sembrano nemmeno reali,
potrebbero provenire da colossali distanze,
da luoghi immaginari che non potrò mai visitare.
Mi sento leggero, vorrei avventurarmi nell'ignoto,
ma ho paura, paura di veder sparire tutto e tornare alla normalità.
Resto fermo, fisso lo sguardo davanti a me
e immagino, immagino tempi lontani,
epoche oscure e dimenticate a cui sento appartenere.
Forse sono nato lì in mezzo, forse sono frutto dell'indefinito,
chi può dirlo, chi mai potrà svelarmi l'arcano.
Sento risvegliarsi in me una sensazione di ricordi ancestrali,
di segreti impronunciabili, di rivelazioni pericolose
e assaporo queste emozioni, pregandole di non abbandonarmi.
Il mondo è finito, non c'è nient'altro oltre a quello che vedo,
sono solo, come ho sempre desiderato.
Forse sono diventato un fantasma che vaga in questa dimensione,
forse non sono più reale, sono un'illusione, forse non sono mai esistito.

OBLIO
Oblio. Oh che dolce parola
per un'anima ferita e sola
Forse sei il desiderio principale
di chi della via nulla cale
Oblio crudele beffa finale
per chi crede nel Bene e nel Male
Oblio probabile ultima risposta
a chi alla morte s'accosta
Di ricordi vorace divoratore
di dolore, di gioia, di tristezza e d'amore
Da te forse verranno le nostre anime fagocitate
e le nostre essenze saranno presto dimenticate
Alla fin fine forse sei la soluzione migliore
a tutti gli insolubili quesiti che la vita pone.

OMICIDIO
Le tempie battono, sembrano voler sfondare il cranio.
Il sudore scende copioso, imperla la fronte, si gela sulla schiena.
La mano è calda e umida,la vedo scintillare di un rosso scarlatto.
Il vestito si sta macchiando, mentre una pozza si forma per terra
e si allarga sempre più.
Il corpo pian piano si affloscia, mentre esala il respiro finale.
Voglio sentirlo, lo voglio far penetrare nei polmoni,
quasi a volermi impossessare di quella vita che ho rubato.
Che sensazioni! Il  mio cuore esulta,
mentre scosse di piacere squassano il mio corpo
facendolo tremare.
Come dimenticare la prima volta?
Come poter ignorare le emozioni provate?
Come?
Non vedo l'ora di sentire ancora quell'estasi,
il mio animo si è appena placato
e già freme di impazienza,
ma è meglio aspettare,
prolungare l'attesa può solo accrescere la passione.
La nuova vittima ormai giace nelle mie braccia,
il mio essere esulta, ma è diverso, manca qualcosa,
è meno intenso, anche se è ancora magnifico.
E così continuo, morte dopo morte,
mentre il piacere diminuisce sempre più,
finché non diventa un semplice gesto,
naturale come respirare
e dentro di me non rimane nulla.

RICORDI
Un tempo passato
Una figura sbiadita
Parole confuse
Un sorriso caldo
Una sensazione di gioia
Una risata di felicità
Un bianco bagliore avvolgente
Una pietra incisa
bagnata di lacrime.

SANGUE
Portatore di vita,
scorri tranquillo nella mia carne
durante la veglia diurna
Sembri assopito,
riposi aspettando il feroce risveglio,
come una belva attende,
paziente, la sua vittima.
Sei sempre presente,
il tuo lento pulsare
mi ricorda costantemente
che sono vivo,
che esisto,
che non sono un'illusione.
Mi impedisci di pensare all'abisso,
all'oblio, al nulla.
Scuoti il mio corpo,
lo nutri, lo soddisfi
e lo scaldi con un calore
che rinfranca perfino l'anima.
Il tuo rombo mi culla lieto
mentre percorri le mie vene.
Mi immergo nel silenzio più completo
e ti ascolto.
Ascolto la tua voce muta
che parla al mio essere,
lo lusinga,
lo esalta, lo avvolge
e ogni tua parola è ben accetta
e il mio spirito commosso ti ringrazia.
Sento il tuo incedere attraverso me,
percepisco la pelle tendersi al tuo passaggio.
Lentamente giunge l'amata tenebra
e allora ti sento ruggire,
inizi a correre attraverso la mia essenza,
sempre più veloce,
sempre di più.
Il tuo odore si fa ancora più intenso
e il mio olfatto è saturo
del tuo profumo dolce
e acre allo stesso tempo.
Pare quasi
che tu voglia procurarti una via di fuga,
che tu voglia uscire alla luce della luna,
brillare scarlatto sotto la volta del cielo,
alla presenza delle stelle.
Sembri volermi dire
che la mia vita è ormai finita
e che è ora per te di abbandonarmi,
di farmi sprofondare finalmente
nel dolce abbraccio della Morte.
Voglio accogliere la tua richiesta,
porre fine alla mia esistenza,
dare ascolto al tuo consiglio,
ma qualcosa mi ferma,
mi trattiene.
Un tuo grido mi blocca,
un urlo disperato,
angosciante,
che mi urla di aspettare,
perché non devo
precipitare verso la fine,
ma devo provare
con tutte le mie forze,
con passione,
con ardore,
a vivere.

SILENZIO
Sono svuotato fino all'osso.
Sento il silenzio che mi avvolge.
Al mondo non c'è più niente oltre me.
Sento il battito del mio cuore distinto.
Il suo pulsare mi causa dolore.
Percepisco il sangue scorrere nelle mie vene.
Sento che percorre il mio corpo.
Lentamente entro in me.
Inizio a sparire.
Non c'è più il mio corpo.
Non c'è più dolore.
Non c'è più suono.
Niente è il tutto.
Niente è ciò che sono.
Niente è ciò che ho sempre voluto.

NULLA
Il silenzio avvolge ogni cosa,
poi queste iniziano a svanire,
lasciando spazio ad un nero
che risucchia ogni calore.
I sensi non riescono più a reagire,
ogni fibra del tuo corpo giace immobile,
non ha motivo di continuare a sforzarsi.
Lentamente la mente si espande,
potrebbe ricoprire lo spazio intero,
ma non c'è più nessuno spazio.
I pensieri diventano sempre più fugaci,
sembrano voler fuggire dal tuo essere,
tenti disperatamente di trattenerli,
ma smetti subito, non ne vedi la necessità,
così li lasci andare con la tua benedizione
e alla fine non ci sei più.

OCCHI

Mi seguono ovunque,
sono sempre presenti,
non mi abbandonano mai.
Dieci, cento, mille,
non riesco neanche a contarli,
non lo voglio nemmeno.
Mi fissano, mi scrutano,
innumerevoli sguardi
che portano in sé il loro giudizio,
che recano scritto sopra la loro sentenza
di colpevolezza.
Voglio fuggire,
voglio stare da solo,
voglio finalmente sentirmi libero,
lontano dalla loro opprimente presenza.
Sono scacciato,
mi gettano nell'ombra,
mi vietano la luce.
Mi raggomitolo su me stesso,
tremante,
piangente,
sofferente.
Chiedo pietà,
li scongiuro di lasciarmi in pace,
ma non vengo esaudito,
le mie richieste non hanno importanza.
Vorrei sparire,
diventare parte del nulla,
ma per quanto ci provi
non ci riesco,
poi mi giunge un sussurro,
un bisbiglio caldo,
rassicurante
che parla alla mia anima
e mi svela la verità.
Allora una risata sferza l'aria,
la mia.
Mi rimetto in piedi sorridendo,
incurante di tutto.
Finalmente ho chiaro
Qual è la mia strada.
Non so dove mi condurrà,
se alla fine giungerò alla luce
o se verrò inghiottito dalle tenebre,
ma so che continuerò a seguirla.
Loro ci saranno sempre,
ma non hanno più importanza
e, per la prima volta,
capisco che non l'hanno mai avuta.

   

Racconti

E' giorno, non importa quale, non ha mai avuto importanza, non per me almeno. E' solo una giornata, una delle tante che scorrono su di me senza che me ne accorga, senza che mi interessi. Passo ogni ora come il resto della mia esistenza, senza emozioni, senza aspirazioni o sogni, semplicemente andando alla deriva spinto dalla
corrente, dall'inerzia.
All'apparenza sembro un ragazzo normale, ho amici, ascolto musica, partecipo ad iniziative, ma in realtà in me non c'è niente, solo un buio vuoto senza fondo, un nero campo sterile dove non è possibile far nascere nulla. Nessuno se n'è mai accorto: sono bravo a fingere, un vero attore, riesco ad interpretare alla perfezione la parte dell'essere umano. A volte ho pensato di farla finita, terminare la mia inutile vita, magari con un bel cappio al collo o con un artistico tuffo ad angelo sull'asfalto dal balcone di casa mia, ma ho subito scartato queste idee. "Perché farlo?" mi ripeto sempre "non sono infelice, non sono scontento e non ho un vero desiderio di Morte, non provo nulla". Penso spesso a questa mia stranezza."Come mai esisto? Cosa c'è di sbagliato in me?". Sono queste le domande che spesso invadono il mio cervello, ma sono poste senza interesse, senza la volontà di ricevere una risposta vera e propria.
Come sempre torno a casa dal lavoro, ore passate in un'attività per la quale non provo il minimo interesse.
Apro la porta del mio appartamento, una misera abitazione da single, spoglia, disordinata e senza un briciolo di personalità. Ripenso al giorno in cui mi ci sono trasferito, a come avevo lottato con i miei per andarmene subito dopo i diciotto anni, perché pensavo di desiderare che andando a vivere da solo, ottenendo quella libertà che credevo di desiderare, avrei potuto finalmente smuovere il mio animo, ottenere delle emozioni, dei sentimenti. Invece niente: l'ennesimo fallimento, non il primo e nemmeno l'ultimo. Pigramente mi butto sul divano alzando uno sbuffo di polvere che mi penetra in gola e mi fa tossire. "Devo proprio pulirlo" penso, mentre lentamente mi passa quel fastidioso pizzicore.
Mi guardo intorno alla ricerca di qualcosa, finché il mio sguardo si fissa su un oggetto preciso. Lo osservo per un po', ammirandolo, quasi con rispetto, poi con un gesto fluido, veloce, preciso protendo il braccio e lo afferro. Lo guardo ancora e dico con un sussurro, con reverenza: "E' incredibile quanto mi piaci!"
Non è niente di speciale, è uno dei tanti coltelli che si possono trovare in tutte le case di questo mondo, lama d'acciaio ed impugnatura di legno. L'unica cosa che lo caratterizza è la sua affilatezza di cui mi occupo personalmente. In realtà non è l'oggetto in sé che mi piace, ma quello che ci faccio, la felicità che mi procura usarlo. Lo poso un attimo sul cuscino vicino, poi velocemente mi spoglio, via le scarpe, i pantaloni, l'intimo e la maglietta. Li getto da una parte senza nemmeno guardare dove, rimango nudo e mi rigetto sul divano riprendendo in mano l'arma. Con gli occhi estasiati, lentamente, me lo porto alla bocca e inizio a leccarlo. Oddio, quanto mi piace il suo sapore metallico. Muovo la lingua sulla lama con delicatezza, con voluttuosità, con sensualità. Adesso sono con la mia amante, la mia dolce amante appassionata, l'unica che riesce a farmi sentire vivo. All'improvviso mi causo un taglio sulla punta della lingua, un brivido di piacere pervade corpo mentre serro le labbra e sento un intenso calore pervadere il mio palato.
Deglutisco delicatamente gioendo mentre sento i sorso di sangue e saliva che mi scende in gola fino a raggiungere lo stomaco. Il dolore pulsa nella mia bocca, facendo cadere il mio intero essere in estasi. Tiro fuori la lingua e la lascio pendolare e vedo formarsi e cadere chiare gocce scarlatte. Cerco di bagnare, con questa esile pioggia, il freddo acciaio, che lentamente si colora di una tinta cremisi che va via via scurendosi. Allora sorrido ferocemente e con un luccichio perverso negli occhi inizio a passare la punta della lama si miei bracci, sulle mie cosce, sul mio collo, sul mio ventre, sul mio petto. Dapprima non esercito pressione, poi inizio a spingere, ogni volta poco più forte, ottenendo una gioia estrema ogni volta che sento la mia pelle graffiarsi. E alla fine, ecco, finalmente la carne cede e si lascia aprire.
Tutto cambia, è come se avessi avuto il segnale di via libera e finalmente posso scatenarmi. Brandisco il coltello con tutta la forza e inizio a ferirmi dappertutto, ovunque sul mio corpo. Mi infliggo colpi di taglio senza badare alla forza, veloci, sempre più veloci. Il mio cervello è in fiamme, incapace di formulare il più semplice pensiero, mentre scariche di piacere pervadono ogni mia cellula. Ogni fendente infertomi mi avvicina all'estasi suprema, dopo ogni ferita il mio cuore martella più forte. E alla fine, al culmine della gioia, quando l'eccitazione sta per giungere al suo sublime finale, fermo la mia mano, alzo il mio braccio, giro il coltello e con decisione faccio partire la lama verso il cuore. Proprio all'ultimo secondo devio la traiettoria del mio affondo ottenendo solo una profonda lacerazione ala petto, dalla quale inizia subito a sgorgare copiosamente la vermiglia linfa vitale. Ansante lascio la presa, udendo un dolce tintinnare mentre il pavimento ferma la caduta dell'arma.
Sono esausto, svuotato fino al midollo per le intense sensazioni provate, ma allo stesso tempo sono felice, appagato. Sorrido,un risolino basso mi emerge dal profondo e un sussurro inudibile da tutti, tranne che da me stesso, esce dalle mie labbra "Sono venuto in questo mondo in un mare di dolore e per vivere devo continuare a soffrire. Anche oggi ho raggiunto l'estasi e  anche oggi sono sopravvissuto, ma domani?".
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