RECENSIONI DISCHI

SERENA MANEESH - No 2: Abyss In B Minor

4ad, 2010

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Dai primi anni '90 in poi molti gruppi si sono appropriati delle intuizioni dei My Bloody Valentine, ma pochi sono riusciti ad eguagliare i maestri. Forse nessuno in verità, ma in compenso molti sono riusciti a fare delle pessime imitazioni che hanno contribuito a rendere ancora più grandi i due capolavori di Kevin Shields & co.Che senso ha rifare i My Bloody Valentine nel 2010? Non so prorpio cosa rispondere, ma so che sto ascoltando e riascoltando questo disco da un paio di giorni. I Serena Maneesh hanno pubblicato un album non certo particolarmente originale ma quasi perfetto che fila liscio dall'inizio alla fine, otto brani, nessun riempitivo. E nessuna pessima imitazione, è semplicemente un ottimo album. Sono state le prime note del brano Ayisha Abyss a stregarmi, mi è bastato poco per abbandonarmi ai suoni distorti di questi tardi shoegazer norvegesi. Ayisha Abyss si nutre delle sue stesse distorsioni, è un brano d'apertura perfetto, tastiere spaziali, ritmo frenetico, un bisbiglio appena accennato, un sussurro, un gemito proveniente da un altro mondo, il basso insistente, martellante, è una corsa inarrestabile, convulsa, disordinata. Si precipita furiosamente nel feedback-pop di I Just Want To See Your Face, brano orecchiabile dal ritmo sostenuto e tormentato da chitarre graffianti. Reprobate! sembra stare miracolosamente in equilibrio in mezzo al caos; trafelata, si appoggia a fatica alla linea melodica del canto, un sottile filo in un rovo pieno di spine. La corsa si ferma, l'onda inarrestabile si placa, Melody For Jaama è una dolce ballata acustica per feedback e canto etereo. Ma la marcia riprende subito, Blow Yr Brains In The Morning Rai è un brano più convenzionalmente rock, tirato e deciso,  decorato con ribollenti ricami di chitarra e gorghi di wah wah, si respira la furia dei Jesus and Mary Chain. In Honey Jinx non c'è più stabilità, manca l'equilibrio, la corsa procede confusa e sconnessa nelle sabbie mobili, il paesaggio è sfocato, impreciso, indefinito. Si torna a respirare con il pop sgangherato di D.I.W.S.W.T.T.D., ci si ferma e si prende fiato con la sognante Magdalena (Symphony #8), bellissimo brano che chiude un album perfetto. Assolutamente consigliato.

Galati

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