RECENSIONI DISCHI

PALPITATION - I'm Absent, You're Faraway

Luxury 2011

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Ho ascoltato per pura curiosità questo disco essenzialmente per due motivi: la provenienza geografica dei componenti del gruppo (un duo svedese tutto al femminile al quale si aggiunge una terza musicista e saltuariamente un batterista, almeno così sembra dai video caricati su youtube) e la estrema concisione del lavoro, sei brani per meno di 25 minuti di musica.
Queste semplici melodie, arrangiate con pochissimi mezzi, continuino a girarmi nella testa. Sono entrate lentamente, le ho accolte con una certa diffidenza, ma alla fine mi hanno totalmente conquistato. Sono la freschezza e l’ingenuità il valore aggiunto di questo disco. Più lo ascolto e più penso alla schiettezza, all’immediatezza di questi brani, figli di due giovanissime musiciste nordiche che sembrano dire “Siamo esattamente così, prendere o lasciare”. Nessun orpello, nessun ricamo aggiuntivo, anzi, paragonato al loro album d’esordio, uscito un anno fa, sembrano addirittura avere tolto ulteriormente elementi dal loro impasto musicale.
Il punto di forza è proprio questa immediatezza e istintività che gran parte dei musicisti in età avanzata perde e non trova più; sopraggiunge la tecnica e l’arrangiamento forzato per coprire il vuoto. Nel disco in questione non c’è neppure il tentativo di avvicinarsi ad un  genere musicale, ad una moda, è musica libera da ogni condizionamento, non c’è nessuno stereotipo. Potrà sembrare ingenua ma è come vedere un bambino che scopre il mondo, che si stupisce e si emoziona per piccole cose che gli adulti non vedono più. 
Insultatemi ma lo preferisco all’ultimo degli Horrors, confronto che non regge perché sono due mondi distanti anni luce tra loro da mille punti di vista. Ma è solo per farmi capire.
L’ultimo degli Horrors è impeccabile musicalmente, ma troppo condizionato da un’immagine, da una moda, da un certo suono. La purezza e l’ingenuità sono perse.
I brani dei Palpitation sono brevi, c’è una rapida alternanza strofa/ritornello, un ponte, e una sommaria cornice di introduzione e finale, a volte appena accennata o addirittura inesistente. E’ spiazzante, queste canzoni sono talmente scarne ed essenziali che ti viene da pensare “ma qui manca qualcosa, eppure funziona perfettamente”.
Emblematico è un video di un loro brano in versione acustica, girato con telecamera fissa su una barca. Le due ragazze cantano accompagnate dalle loro chitarre e niente più, ma è un’immagine piena di magia.
Un paio di brani, in particolare il brano di apertura, si muovono con leggerezza e  spensieratezza; volevo usare il termine allegro, ma non si addice proprio perché sono pur sempre brani scritti sotto i grigi cieli del nord, non sotto i nostri cieli assolati. C’è una malinconia di fondo che accompagna tutte le loro canzoni, stemperata da questo tono lieve e innocente.
Il brano più bello è l’ultimo, Faraway, potrei ascoltarlo per ore e non stancarmi mai. E’ perfetto.
Forse fra un anno non mi ricorderò più dell’esistenza di questo disco (dubito fortemente), ma ora mi è servito per rimettere in ordine le idee. E’ come il classico digestivo tra il primo e il secondo piatto, può sembrare secondario ma risultare talmente appagante da diventare indispensabile in quel preciso momento per valorizzare il pranzo o la cena; tra un primo estremamente carico e pieno di grassi e un secondo cotto male. E talmente appagante da risultare il pezzo forte del pasto.
I Palpitation hanno molto da insegnare, a loro insaputa, ma la singolarità del progetto è proprio questa.
 
Oppure è solo un personalissimo assorto sguardo ad una giovinezza e spensieratezza ormai lontana che rivedo in queste due ragazze del nord.

http://www.youtube.com/watch?v=RZ0ckJQmKd0&feature=player_embedded#at=13

Galati

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