RECENSIONI DISCHI

TRUE WIDOW - True Widow

(End Sounds 2008)

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I True Widow sono un trio texano che debutta con un album dal titolo omonimo, composto da dieci canzoni slow-core/shogaze di ottima fattura. Cercatelo.

Dan Phillips (Vocals, Guitar), Nicole Estill (Vocals, Bass), Timothy Starks (Drums).

AKA apre il disco, canzone maestosa, lenta, epica, lisergica al punto giusto. Poche parole cantate sotto voce, quasi provenienti da un’altra dimensione. Un semplice rapido ascolto lascia già intuire la qualità di questo disco.

Duelist, introdotta dalla cantante e da una possente batteria, è un ottimo pezzo alla Galaxie 500, è una lunga cavalcata chitarristica magistralmente condotta da questo straordinario trio. Non c’è che dire, l’album si presenta nel migliore dei modi. E il meglio deve ancora venire.

Minor It Down prosegue il discorso cominciato con Duelist, sembra di sentire i primi Ride. La voce, come da tradizione shoegaze, è sommersa sotto coltri di chitarre.

Sunday driver decolla lentamente, è un lungo viaggio nello spazio. Nei suoi 7 minuti e 35 si prende tutto il tempo per crescere, sembra di sentire i Low dei primi dischi, tetri, depressi.

Si entra nel clima plumbeo di Corpse master, dissonanze e riverberi si aggiungono lentamente e il brano decolla, austero e tormentato si dilata e precipita in un vortice di chitarre.

La melodiosa Flat Black, dal ritmo più sostenuto e trascinante, riporta per un attimo l’ascoltatore alla realtà. 

All you need è una lenta ballata, meno glaciale e meno desolata delle altre. Grazie ad una semplice melodia a due voci e ad uno strimpellio ipnotico risulta quasi orecchiabile.

Grave e dolorosa Mesh Mask  riporta a galla gli incubi lasciati pochi brani prima. Lugubre e depressa si estende e si allarga per dare spazio alle chitarre di urlare le ultime note prima di svanire.

Bleeder introdotta da una delicata voce femminile, attacca con ferocia, è la rabbia sopita che irrompe con forza.

KR chiude l’album, quasi 9 minuti di pura psichedelia, è l’apice del disco. E’ un essere deforme che cammina desolato nel vuoto. Minaccioso e sinistro il brano viene condotto dal lamento soffocato del cantante. Canzone perfetta.

Consigliatissimo.

Galati

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