INTERVISTE

HEXPEROS

ottobre 2009

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E' sempre un piacere trovare delle persone alla mano con cui scambiare quattro parole. A differenza di molti altri "artisti" che rispondono alle domande con monosillabi annoiati, Ale, voce storica dei disciolti Gothica e ora coleader del bellissimo progetto Hexperos, ci parla del suo passato, degli sviluppi della band e della scena dark che c'è e non c'è, senza disdegnare un tormentone dei Kiss!....

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benvenuti su Erba Della Strega!
Grazie, siamo davvero contenti di riapparire sulle pagine di un magazine/webzine storico come il vostro!

Lo so che è un po’ noioso, ma volete presentare la band a coloro che non vi conoscono? Un po’ di storia, provenienze varie...

Gli Hexperos si sono formati nel Maggio del 2004. Il primo brano che abbiamo composto si intitola The warm whisper of the wind . L’abbiamo scritto su richiesta dell’etichetta Cold Meat Industry per la compilation Flower made of Snow.
Insieme ai Gothica (la mia band precedente) ho avuto un rapporto lunghissimo e molto bello con questa etichetta, ma crescendo e cambiando progetto, mi stava un po’ stretta. Parlando col presidente, Roger Karmanik, abbiamo deciso di scegliere una friend label più appropriata e l’Equilibrium Music ci ha accolti a braccia aperte. Ne sono molto orgogliosa perché è nato anche un bel rapporto di amicizia con Joao Monteiro e Nuno Roberto.
Il nome Hexperos proviene da una vicenda autobiografica che lega me e Francesco. Spesso ci incontravamo la sera in un posto molto bello, una riserva vicino alla nostra città e all’imbrunire ci appariva la prima stella della sera, hesperus ovvero il pianeta Venere. La storia di questa stella è davvero interessante e vi consiglio di approfondirla. Questa stella rievocava nei nostri cuori oltre al mito di Venere stessa, dea dell’amore, il mito delle Esperidi e ci immaginavamo avvolti dalla vegetazione del loro giardino, al cospetto dell’albero dalle mele d’oro e di tutto ciò che questo comporta, sprofondati in una pace infinita, cullati dalla voce melodiosa di queste ninfe, parti integranti di un  mondo idilliaco. Il primo album si intitola infatti The garden of the Hesperides ed è un album volutamente minimale perché la maggior parte dei brani devono ricreare un’ atmosfera intima. E’ musica da camera con influssi vari di generi che prediligiamo come la musica barocca o certi autori dei primi del 900 come Manuel De Falla. Per questo abbiamo inserito anche una nostra versione della seicentesca Ave Maria di Giulio Caccini e un brano intitolato Nana tratto dalle Siete Canciones Populares Espanolas di de Falla.

Partiamo dal passato. Entrambi eravate coinvolti in altri progetti. Volete raccontarci cosa ha portato allo scioglimento degli stessi?

Tutt’ora continuiamo a collaborare o a partecipare a diversi progetti perché sono una fonte importante di arricchimento artistico e poi, soprattutto nell’ambito classico, capita spesso di partecipare a ensemble, messe in scena di opere o eventi disparati. In passato, Francesco suonava anche con un gruppo death metal, ma ha deciso di lasciarlo perché quel genere non lo sentiva più suo. Per quanto riguarda me, lo scioglimento dei Gothica è un episodio molto triste della mia vita. I Gothica eravamo io e Roberto, gli altri musicisti collaboravano con noi al bisogno. Quando io e Roberto ci siamo lasciati, non ce la siamo sentiti di portare avanti la band. Ma devo aggiungere che è stato un bene. Infatti, anche se  ci sono molti bei ricordi legati al passato e sono orgogliosa della musica e dei testi scritti durante quel periodo, la crescita musicale che posso esprimere grazie a Hexperos mi da molta più soddisfazione. Spero che i tanti fan a me molto affezionati per via dei Gothica, possano seguirmi anche in questa nuova avventura per una crescita spirituale comune.

Quanto è stato difficile liberarsi dal peso del vostro passato artistico e rimettersi in gioco con un nuovo progetto?

Mi sembra di aver ricominciato tutto da capo, sono presente sulla scena da tanti anni, precisamente dal 1994, ma con Hexperos è stato davvero un nuovo inizio. Questa è la parte più difficile, il dover compiere tanti sforzi per farsi conoscere come se avessimo iniziato adesso, cercando di far sapere che ci sono ancora, ma con una maturità diversa.

Nonostante la validità del vostro progetto siete dovuti emigrare all'estero per trovare un contratto. Solita prassi o qualcosa non ha funzionato per il verso giusto?

Ci siamo affidati alla Equilibrium Music perché è una etichetta che ha una certa storia ormai e le sue bands sono sempre più particolari e a noi affini intellettualmente, citiamo Le fragment de la nuit o The moon and the night Spirit. All’estero ci sentiamo anche più apprezzati, probabilmente c’è una apertura maggiore a generi tipo il nostro, d'altronde non è un mistero che, superati i confini italiani, si suona molta più musica da camera, folk, neo folk ecc. Probabilmente siamo un po’ atipici e per questo abbiamo scartato a priori le etichette italiane che, inoltre, ci sembrano meno affidabili, speriamo di sbagliarci.

A livello strumentale cosa utilizzate? Sbaglio se dico che a mio parere anche nella scelta dei singoli strumenti è stata dedicata la massima cura per quello che riguarda suono, calore e profondità?

Non sbagli, infatti cerchiamo di essere il più acustici possibile, ma senza porre limiti alla contaminazione. Molto presente è il contrabbasso per dare pennellate oscure e calde ai brani. Siamo davvero fortunati ad esserci incontrati io e Francesco perché viaggiamo davvero sulla stessa lunghezza d’onda, Francesco compone ciò che io avrei sempre voluto scrivere e poi ci sentiamo completi, io alla voce e al flauto, lui al contrabbasso, violoncello e tastiere. Ultima, ma molto importante, la presenza di Francesca Romana De Nicola all’arpa celtica, sudamericana e classica. Finalmente abbiamo trovato una musicista che non è una semplice collaboratrice per i live e le studio sections, ma si sente parte integrante del nostro mondo. Ad esempio, in Artemisia, ha scelto di suonare l’arpa sud americana proprio per il suo timbro cupo, tenebroso.

Quanto è difficile rinnovarsi e rimanere a livelli qualitativi alti come i vostri?

L’importante è continuare a lottare contro l’apatia e il grigiore della vita quotidiana, quando rimane vivo l’interesse e la passione per il nuovo, per il bello, si riesce sempre a rinnovarsi e a migliorarsi. Si compiono grossi sacrifici, ma li si fanno volentieri. Quando noi scriviamo musica lo facciamo per assecondare un’esigenza profonda, per dare un senso sebbene fugace, come fugace è la vita, alle nostre esistenze. L’unico timore è quello di allontanarci dal pubblico perché non seguiamo le varie correnti, ma solo il flusso dei nostri cuori. Speriamo di trovare tanti cuori affini durante il nostro cammino. Devo dire che fino ad ora siamo stati fortunati e abbiamo anche conosciuto tanti amici che ci hanno arricchito spiritualmente come Erika Polignino, la scrittrice grazie alla quale abbiamo suonato al Moonlight Festival e con la quale apriremo il concerto dei Faith and the Muse il 14 Novembre al Siddharta di Prato.

Quanto le liriche pesano nel vostro lavoro? Ovvero, il testo è al servizio della musica od è il contrario?

Dipende, ci sono brani come The Magnificence of the Night dove la musica è senz’altro al servizio delle parole perché abbiamo messo in musica un brano da Women in Love di D. H. Lowrence e tutti gli effetti sonori, l’ambiente raffinato e malinconico vergato con l’arpa ,servono a descrivere questo incontro notturno tra un uomo ed una donna, lo scopo ambizioso del brano è di mettere in musica il silenzio, rendere con le note il silenzio, la notte, il bosco, l’unione dei due corpi.
Molte altre volte invece è la musica che evoca immagini ed ascoltandola scrivo poesie che poi vengono adattate a testi.

Come lavorate alla stesura dei brani? C'è un metodo vero e proprio o vi lasciate trasportare dall'istinto?

Avendo studiato musica e ascoltandone molta, si sviluppa un certo metodo nel lavoro, ma principalmente è la famosa ‘ispirazione’ che entra in gioco. Michelangelo vedeva le statue già imprigionate nel marmo, in modo più ampio, l’arte è nell’etere bisogna solo avere lo stato d’animo giusto per poterla cogliere. Mia madre mi ha raccontato che quando era bambina, si arrampicava su un albero molto alto del giardino (che maschiaccio!) e dondolata dal vento, seduta sul ramo, sentiva una musica bellissima dentro di se ma non potrebbe dire di che musica si tratta. Il musicista ha il privilegio di tradurre in suoni la musica che ci portiamo dentro nei momenti lieti e tristi della nostra esistenza.

Nonostante lo sappiano in pochi, avete partecipato anche voi come band al Moonlight Festival. Non eravate sul palco principale, ma avete avuto spazio nella sala conferenze, accompagnando la presentazione di Nero Fluorescente di Erika. Che impressioni avete avuto riguardo il festival?

Direi una bugia se non esprimessi il desiderio di partecipare di nuovo, l’anno prossimo, al Moonlight Festival in veste più ufficiale. Però, sono onorata di poter dire “anch’io c’ero” alla prima edizione! Anzi, gli organizzatori, che saluto con grande affetto, ci hanno promesso che, se tutto va bene, l’anno prossimo ci sarà un angolo dedicato al neo folk, neo classic ecc.
A noi il festival è piaciuto tantissimo!!! Quello che ci è piaciuto di più è stata l’atmosfera. Non sempre le bands erano tra le nostre preferite, ma il bello era proprio essere lì, in tanti, con la propria diversità. Avvolte si creano situazioni per cui, benché ci sia gente ‘estrema’, la risultante è una estrema omologazione. Il Moonlight è stato multiforme, collocato in scenari egregi come il porto di Fano o il bellissimo teatro della Fortuna, oltre alla musica ci sono stati vari incontri culturali, presentazione di libri, angoli dedicati al revival. Un’ organizzazione eccellente, soprattutto per essere la prima edizione e sono sicura che le piccole pecche saranno aggiustate l’anno prossimo. Cogliamo l’occasione per ringraziare ancora Erika Polignino che ha reso possibile la nostra partecipazione, l’unione fa la forza’!

Romanticismo, decadenza, oscurità...alcuni dei cliché classici della sottocultura Goth. Eppure voi sembrate REALI, a differenza di molte altre formazioni. Dov'è il segreto?

Forse nel fatto che realmente viviamo il romanticismo e il gothic revival come grande passione per la letteratura, l’arte e la musica ad esso affini o che a questo movimento sono agganciati per varie ragioni storiche e culturali. Per noi non è una moda, ma una vera ragione di vita, un modo di esprimere le nostre gioie e il nostro disagio, di condividere questo breve viaggio che è la vita.

Una domanda scema, come nel mio stile. Perdonatemi. Se vi proponessero di partecipare ad un tributo ai Kiss, partecipereste? E con quale brano?

I was made for loving you! Anche se è molto gettonata.

Non avete più vent'anni e quindi potete vedere le cose con occhio diverso. C'è qualcosa che manca alla scena Goth attuale, sempre che ce ne sia davvero una?

Abbiamo molta nostalgia del passato! Certo adesso abbiamo più mezzi, internet prima di tutto. Grazie ad internet ci sentiamo meno isolati, gli interscambi sono più facili, conoscere nuove band e addirittura poterne ascoltare la musica è più semplice. Prima conoscere un gruppo nuovo, trovare il loro CD, ordinarlo, aspettare mesi e mesi, tutto questo era una conquista. Adesso ci sono centinaia di band, tutti possono suonare, fare serate. Forse il rovescio della medaglia, il prezzo da pagare per questa immediatezza di informazioni e proprio il loro ‘svuotamento’. Un altro esempio: scaricare musica, non avere più una copertina in mano da sfogliare, non ci fa assaporare più nulla. (Permettetemi ancora un esempio un po’ banale) E’ come per il cibo, ne abbiamo troppo e di scarsa qualità, non lo degustiamo più, a meno che non abbiamo l’intelligenza e il discernimento per godere il ‘buono’. Alla scena Goth attuale manca l’amore per la cultura da cui nasce il movimento. Anche nei magazine, prima c’erano molte più pagine dedicate alla letteratura, alla storia o ad altre vicende legate alla scena, adesso forse non ‘tirano’ più.  Per fortuna, ci sono le eccezioni e ci sono ancora molti scrittori, pittori, oltre ai musicisti, che con le loro opere vanno ad arricchire questo substrato. Non bisogna per forza condividere tutto, l’importante è promuovere la libertà di espressione ovvero la voglia di comunicare qualcosa. C’è bisogno un po’ di tutto, di musica atta al divertimento, di moda, ecc ma come nell’ecosistema, quando uno di questi elementi prevale, tutto il resto muore, viene fagocitato. Il nostro tempo è vittima delle apparenze, del ‘tutto e subito’, del denaro e delle sue tentazioni, della voglia di primeggiare e non condividere, dell’arroganza e della prepotenza. Tutto questo si riversa e deforma anche la scena Goth attuale.
Mi sento un po’ vecchiotta ;)

Progetti futuri?

Presto uscirà il nostro nuovo album che ha subito notevoli ritardi per via del nostro perfezionismo e soprattutto dei vari impegni che mi legano al mondo della lirica e dell’insegnamento, ma ci siamo quasi. Il nuovo album ci piace molto e non vediamo l’ora di farvelo ascoltare!

Come tradizione vuole, Le ultime parole sono per voi!

Vi aspettiamo numerosi al concerto del 14 Novembre al Siddharta di Prato. Insieme ad Erika Polignino, apriremo il concerto dei Faith and the Muse.
Un forte abbraccio a tutti i lettori di Erba della Strega, scrivetemi su
www.myspace.com/hexperos dove potrete ascoltare anche alcuni dei nostri brani!
Un caro saluto a tutta la redazione, keep on!!!!

Max1334

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